Alla pubblicazione del rapporto sulle disfunzioni nella concessione degli appalti a Roma, che annuncia una continuità perfetta tra la Giunta Alemanno e la Giunta Marino, la politica ha reagito in modo (a mio avviso) inadeguato. Dire che Ignazio Marino sia ugualmente corrotto quanto Gianni Alemanno è (credo) falso. Alemanno non è una cima, ma sapeva benissimo cosa faceva quando assumeva gente a sbalzo e trattava con Carminati e compagnia cantante. Marino è al di là della γνῶσις, i suoi sorrisi celano un’assenza sinaptica che gli dona serenità, a volte collera, ma non credo che lui sia materialmente in grado di prendere bustarelle. Ma questo dibattito è insensato. Alemanno e Marino non comandano più, a Roma, e forse non hanno mai comandato. Il Rapporto di Raffaele Cantone mette l’accento sul fatto che le assegnazioni vengono fatte: a) in assenza di pianificazione politica; b) in assenza di pianificazione amministrativa, c) in assenza di controllo. A Roma comandano i vertici della Pubblica Amministrazione. La soluzione di far ruotare i vertici della Pubblica Amministrazione mi sembra come (scusatemi l’irriverenza) mandare Luciano Moggi dalla Roma alla Juventus, oppure far arbitrare Rizzoli sempre il Milan invece che l’Inter. La corruttela non decresce, semplicemente si sposta. Il problema vero é che nessun partito politico ha oggi una politica per Roma e la forza necessaria per attuarla, smuovendo anche tra i dipendenti la comprensione della necessità del cambiamento. La sindacalizzazione, che di per se è uno strumento irrinunciabile di democrazia, ha portato con se il risultato che un ente corrotto ed inefficiente combatta con successo per mantenersi in quella condizione – come è accaduto con i Vigili Urbani. Molti Romani cominciano a credere che una vittoria della Lega Nord, di Casa Pound o del Movimento Cinque Stelle potrebbe cambiare questa situazione. Questi partiti hanno alcune differenze tra loro, ma hanno una cosa in comune: non hanno né il piano politico, né la cultura politica, né i quadri né la forza organizzativa ed elettorale per risolvere il problema all’interno della Pubblica Amministrazione – un problema nato ai tempi di Clelio Darida, peggiorato ai tempi di Nevol Querci, Paris Dell’Unto e Sbardella, istituzionalizzato con Rutelli, ed oggi battibile solo con un grande atto di rinnovamento consapevole e parte di un piano preciso. Lo so, è fantascienza. Tant’è che Alfio Marchini, che se si votasse oggi farebbe il Sindaco con il 70% dei voti, sta pensando di candidarsi alle politiche e lasciar perdere il buco nero che è Roma. E siamo a 90 giorni dal Giubileo, senza che accada nulla di nulla.

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