Il disastro accaduto questa settimana in Vanuatu e Tuvalu, non solo ha distrutto quasi completamente due dei posti più belli, dolci e pacifici della Terra, ma lo ha fatto in conseguenza dell’effetto serra che ha cambiato, anno dopo anno, la violenza degli uragani di fine estate che attraversano gli oceani ad ovest dell’Australia. In Italia, ovviamente, la notizia ha occupato solo spizzichi di pagine nei quotidiani nazionali e non interessa praticamente nessuno. Ma questa non è solo la situazione in Italia. Questi due Paesi non rivestono alcun interesse industriale, finanziario, minerario o commerciale per nessuno. Sono solo posti meravigliosi, felici (per quanto un gruppo di esseri umani che vive assieme possa esserlo), pacifici, lontani. Sicché, tranne la BBC, la comunità internazionale se ne frega completamente. Nei due giorni del tornado sono morte dieci persone. Ma l’80% delle case è stata distrutta, centinaia di migliaia di persone sono senz’acqua e senza corrente elettrica, non hanno medicine e non sono nemmeno state raggiunte da quattro giorni. Ora splende il sole, quindi andarci non è pericoloso. Ma viene considerato inutile. Noi italiani, che lasciamo crollare Pompei e marcire le cose più belle che la natura ed il genio umano ci hanno regalato, non siamo altro che membri di un consesso umano che (come dimostra la furia distruttrice dello Stato Islamico – quello che alcuni chiamano impropriamente ISIS) non ha voglia di salvare ciò che appartiene a tutti ed è bello, sereno, pacifico. Non c’è nulla da fare. Seggo davanti alla TV ed ascolto giornalisti inglesi che, sporchi di fango fino al collo, raccontano di come, una volta arrivati laggiù, si sono vergognati di essere cittadini del mondo e si sono messi a scavare e raccogliere come tutti. Ed ancora una volta l’Australia, che politicamente ha una grande tradizione di isolazionismo, cinismo e chauvinismo, non interverrà. La gente di laggiù lo sa da sempre. Come recita il loro inno nazionale, qualunque cosa faranno adesso, dovranno farla da soli: Yumi, yumi, yumi – “noi, e solo noi, sappiamo che c’è così tanto da fare, e che saremo soli a farlo”. Peccato.

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