Il solito stupido giochino. Mi chiama una Radio perché sanno che sono qui. Vado. parliamo di politica, di politica, un pochino di politica ed infine sfociamo nel parlare di politica. Due ore in cui, se qualcuno ascoltava, ho torrefatto le palle dei poveri ascoltatori. Per vezzo mi hanno chiesto di suonare canzoni dai 10 migliori album italiani di sempre. Puzzoni, mi hanno preso con questo cappio. Chissà perché per noi tutti questo è così CENTRALE? La risposta in un bel romanzo (non un capolavoro, un bel romanzo) di Erik Valeur, “Il settimo bambino”: ciò che tiene insieme la nostra anima è la nostalgia. Non il ricordo, che si attacca a cose più o meno vissute, ma la nostalgia, che può appartenere a cose che non accadranno mai. Leggete questo libro immediatamente dopo “La famiglia Karnowski” di Israel Singer – uno spaccato meraviglioso e intensamente romantico sugli ebrei polacchi nella Germania di Hitler (con tantissimi addentellati nell’Italia di Renzi e Salvini):il sangue. Apparteniamo a qualcosa (la stirpe) molto al di là delle cose in cui crediamo o di quelle che ci accadono. Compiamo magari giri arabescati che ci portano ovunque, ma torniamo sempre lì, e se non chiudiamo il cerchio in questa vita costringiamo chi viene dopo di noi a continuare. Ed io, Gino Bartali della mia personalissima ed infinibile scalata del Monte Fusi, oltre a temere di vedere mia figlia Valentina raccogliere la borraccia, mi sono presentato bravo bravino con i miei dieci titoli. Assoluti. Non trattabili. “Storia di un minuto” della PFM, “Areazione” degli Area, “Io sono nato libero” del Banco, “Rimmel” di Francesco De Gregori, “Automobili” di Lucio Dalla, “L’Unità” degli Stormy Six, “Ho visto anche degli zingari felici” di Claudio Lolli, “La torre di Babele” di Edoardo Bennato, “Il mio canto libero” di Lucio Battisti e “Toaster” degli Yuppie Flu. Amen.

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