Ho una formazione da sociolinguista di cui vado molto fiero, ho studiato con Gaetano Berruto, che è uno straordinario professore ed un uomo che sono orgoglioso di aver potuto conoscere. Uno dei fenomeni che mi colpisce di più è la desemantizzazione delle parole. Cento anni fa dire “merda” sarebbe stato una violazione allucinante delle convenzioni sociali, oggi la dicono le nonne commentando i pasticci dei bambini. Cento anni fa la parola “comunista” aveva un significato preciso, che la rivoluzione russa ha stravolto, violentato e piegato. Quel nuovo significato è stato poi ancora una volta violato e cancellato da Silvio Berlusconi. Oggi un “comunista” non è uno che crede ad una critica sistemica del libero mercato, ma un democristiano di merda che fa comunella con Verdini ed i Nazigrillini nel cancellare tutte le grandi vittorie storiche del proletariato. C’è però un altro fenomeno straordinario, intimo e doloroso legato alla frequenza assertiva ripetitiva. In italiano non ne esiste una definizione, in tedesco invece, naturalmente, sì. Si dice “zerreden”. Reden vuol dire parlare di qualcosa, “bereden” vuol dire discuterne, “anreden” vuol dire rivolgere la parola, “abreden” vuol dire parlare contro, “nachreden” vuol dire spettegolare et cetera. Zerreden, invece, vuol dire parlare di una cosa, generalmente di una sensazione o di un sentimento, e parlarne talmente tanto da ucciderlo, ridicolizzarlo, anestetizzarlo, annientarlo. Una forma speciale di desemantizzazione. Più una sensazione (o un dolore) ci fa paura, più ne parliamo, finché ci annoiamo di noi stessi e dei sommovimenti del nostro cuore. A livello politico-mediale si tratta di un’arma potentissima. Chi parla più di ebola, di Grecia, di Ucraina? Se ne è parlato in modo talmente intenso da stremare tutti, e poi si è passati allegramente al tema successivo – senza che sia stata trovata alcuna soluzione, naturalmente Lo dico perché io sono spesso colpevole di Zerredung, insomma uso spesso questo stratagemma per cancellare le cose, le sensazioni, le paure, le emozioni che mi opprimono. Ogni cosa che abbia creato disturbo va scomposta in fattori primi, nevrotizzata, intellettualizzata. Così facendo, se sono coinvolto in una diatriba, porto il mio interlocutore ad abbandonare per torpida stanchezza. Questo è stato valido fino a questi giorni, in cui mi sono zerredet da solo, perché ho scoperto che le emozioni e gli affetti veri sopravvivono a qualunque scossone, qualunque cretinata, qualunque stratagemma dialettico o isterico, qualunque lite. L’affetto vero non può essere zerredet. Se continua così, andrà a finire che diventerò adulto – naturalmente contro la mia volontà.

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