– La manifestazione di ieri dei tassinari fra Piazza Venezia e la Galleria Alberto Sordi è un segnale importante di cosa stia accadendo in Italia. Scegliendo di colpire una lobby, il Governo Monti colpisce i più deboli di tutti. Nessuno tra coloro che vede in quali condizioni vivano i tassinari a Roma può credere che costoro facciano parte del “Grande Nemico Mediatico”, il baubau che serve a Monti per fare credere che i mostri siano al di fuori della politica. I tassinari italiani, in confronto alla media europea, costano poco. E nessuno è costretto a prenderli, non si tratta di una tassa indiretta come il prezzo della benzina o del biglietto dei mezzi pubblici. Quindi Monti, come al solito, se la prende con i più piccoli, con coloro che hanno impagnato i risparmi di due generazioni per comprare una licenza che, al momento della pensione, sarebbe stata l’unica soluzione reale per alleviare gli anni della vecchiaia. Mentre altrove si discute della liberalizzazione dell’energia, delle telecomunicazioni e di altri massimi sistemi, qui ce la prendiamo con i più deboli. Ma questi, stavolta, reagiscono. E reagiscono a cazzotti, come coloro che mettono le bombe davanti ad Equitalia o bloccano la Sicilia con i loro camion. Non sono disposti a trattare come gli operai della FIAT, perché non sono dipendenti, sono microimprenditori. Non li si può licenziare. Dato che null’altro funziona, costoro usano la violenza – e nei prossimi giorni ci si aspetta una escalation. ma non è nemmeno questo che mi terrorizza, perché siamo ad una svolta attesa e voluta dal Governo. Solo un iscritto al PD può essere così pietosamente deficente o così criminalmente dalemiano da non capire che il Governo Monti, fra gli ovvi sviluppi della sua linea, ha l’ottenimento dell’esplosione della violenza sociale e la divisione cruenta fra gruppi di cittadini eletti di volta in vola a capro espiatorio di tutto. Schettino, infatti, me lo vedo già incolpato dei delitti di Firenze, della Uno Bianca, dell’omicidio di Emanuela Orlandi, del trattamento di favore della Juventus in campionato. Questa violenza, insomma, era prevista, programmata, voluta o accettata. L’orrore sono i cartelli esposti: “Via dalle palle l’ultimo Governo Comunista d’Europa: compagno Monti, vattene!” La gente non solo non ha c apito niente, ma sta per invocare il ritorno del Nano non come Presidente del Consiglio, ma come Duce Supremo. Il sonno della Ragione genera Mostri. Noi, oramai, con Monti e Schettino siamo ai modelli di seconda generazione. 15 gennaio 2012 – Visto che il pathos mi coinvolge così tanto, ammetto di aver versato più di una lacrima sulle invettive di Piero Gobetti / Claudio Diu Loreto. Ho il sospetto che dietro la maestria di Claudio ci sia molto ma molto più cuore e rabbia di quanto lui stesso ammetterebbe. L’ultima secna, un frammento infinitesimale, lui che saluta sulle note di Luigi Tenco, ed i miei occhi si sono gonfiati di pianto. Perché l’opera di Emanuela Cocco e la regia di Francesca Guercio hanno creato una rabbia che “l’Oceano di chi sa solo odiare il Nano” e non ha un progetto politico dovrebbe vedere per condanna, così magari si sveglia. Una rabbia che si estrinseca nell’orrore giulivo di Radio Supergonad, nelle invettive di Gobetti (testi stupendi, che dimostrano come la Rivoluzione Liberale sia ancora un’utopia per il futuro) ed ancora di più nella distanza profonda del testo dalla superficie quasi interattiva della manifestazione dell’attore. Gobetti dice una cosa, ne fa un’altra, ne intende una terza e te ne fa percepire una quarta come ultima possibilità. Dice che chi ha votato a Pomigliano sia un topo, come coloro che sostenevano Mussolini; ti fa vedere l’alienazione e l’umiliazione disperata della vittima del sistema; ti indica la solitudine come l’unica via veramente rivoluzionaria (la lettera di Ada a Piero è una delle più terribili e dolorose lettere d’amore che io abbia mai sentito leggere); ti fa percepire che noi, carnefici, lasciamo soli coloro che hanno un cuore che pensa e che pulsa per tutti, non solo per se. Certo, Gobetti era un insegnante, in qualche modo saccente, oggi non “bucherebbe lo schermo”. Ma farci vedere la sua pazzia, secondo me, non serve a renderlo più umano, no. Serve a rendere disumano il pubblico e la “gente” che sostiene il regime, quindi il pubblico, quindi noi, quindi io. Responsabilità, coerenza. Amore, rinuncia. Rabbia, impassibilità nell’attendere le conseguenze dei propri gesti. Mai credersi eroi. Niente patetiche pulsioni reazionarie e piccoloborghesi da artista romano, politicante del PD, professionista della TV, ubriacone da Campo de Fiori o Madonna dei Monti, santone santorico, inetto generico. La rabbia addolorata di un attore e del suo personaggio che, dal bordo della periferia, sanno che non possono sputare nel piatto della Roma Orribile di questi decenni, perché se ne nutrono, ma con le lacrime indicano un ruscello, una via d’uscita, una direzione forte, credibile, appassionata, intelligente, come la rivoluzione dei lumi ed il suo riflesso in Piero Gobetti. L’amore è arido, perché vero ed oppresso. Il sussiego dell’involgarimento generale è umido, ma la decenza mi impedisce di dire di cosa.

Lascia un commento