Il mio amico Paolo Levi Sandri mi dice: “Smetti di guardarti l’ombelico”. Naturalmente ha ragione, ma non sa che io l’ombelico non l’ho più: me lo hanno operato via nel 2010, quando un fantasma terrorizzava i miei giorni prima di passare poi a travagliare le mie notti. Ed io, che ho sempre avuto pochissimo equilibrio ed avevo lottato per quasi tre anni per dimagrire 60 chili, mi sono perso del tutto. Credevo che cantare e recitare per voi mi avrebbe salvato… ma mi sbagliavo, anche se voi mi regalate spesso delle notti di folle felicità. Colpo dopo colpo mi sono sempre più rinchiuso, non esco quasi più, vedo pochissime persone. Mi mancate tantissimo, ma il problema è che mi sono perso e non so come tornare fino a me, per poi poter tornare da voi. Bastano poche increspature per sfasciare una notte, una settimana, stravaccare la commozione in vittimismo e quindi in disprezzo di me stesso e della mia debolezza. Come in “Radio Imagination” di Ito Seiko mi viene da percepire DJ Ark, ovvero il dolore e lo sgomento di chi non c’è più. Mara cerca di farmi coraggio e dice che non sto impazzendo, che sono lì lì per farcela, che basta un’ultima spintarella. Mio papà si arrabbia, la Piccola Fiammiferaia dice che così la uccido. Isa dice che sto per morire e che lo faccio apposta. L’Elena in Oro che vola a strappi sulle contraddizioni mi guarda triste e dice che lei si è salvata perché di colpo si era talmente stufata di stare male. Cosa dico io? Mi dispiace tantissimo. Davvero, mi dispiace. Reggo per giorni, combatto, poi basta una minchiata sottilissima e finisco nuovamente nella polvere e nella vergogna. Stasera è successo di nuovo. Ho tremato per almeno tre ore. Ora sto meglio. Ancora una volta siete voi a tirarmi su dal pozzo dell’Uccello che Girava Le Viti. Come Toru Okada. penso alle vostre voci ed al vostro abbraccio. Che Toru non ha mai avuto, anzi. Più ci penso e più mi sento vicino a lui. Ma senza Kumiko, quindi senza traguardo. Ma non basta come scusa. Adesso la smetto e mi rimetto a lavorare.

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