Il manager Montiano Carlo Calenda, l’uomo incaricato dalle banche di smontare la CDP Cassa Depositi e Prestiti e, in quanto tale, nuovo capo-corrente della Democrazia Cristiana, ha invitato a cena Gentiloni e Renzi per discutere sull’eredità di Prodi e Forlani. Renzi, che si sente più fanfaniano e comunque è in disaccordo con il Patto Gentiloni (il Patto siglato nel 1918 da Giovanni Giolitti con il leader dell’Azione Cattolica, Conte Vincenzo Ottorino, prozio di Paolo, ex Primo Ministro DC ed ex catechista, legato alla famiglia di Aldo Moro, per costituire un partito consociativista – progetto poi realizzato nel PD) ha traccheggiato ed alla fine ha detto no. Non vuol essere costretto a dire il nome del suo candidato alla segreteria, che (si mormora) potrebbe essere un figlio illegittimo di Severino Citaristi. Zingaretti, punto sul vivo, o sul morto, o sul naso, o dove più vi aggrada, ha subito lanciato la contro-cena: lui, un professore, un operaio, un piccolo imprenditore del sud, un amministratore di condomini ed un lanciatore di start up. Martina non lo invita nessuno. Io, per farvi paura, invito un ufologo, un redattore di “Libero”, uno scafista, un picchiatore delle Ronde Padane ed una escort ucraina. Dopodiché, come è giusto che sia, tutti a fare il dopocena con Silvio, che il nuovo leader della DC è meglio se lo sceglie lui. Aridatece lo sciopero della fame di Marco Pannella.

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