La morte di Marco Pannella è l’ennesimo segno del momento drammatico che stiamo vivendo. Pannella è stato uno dei pochi uomini della destra illuminata italiana ad aver amato veramente la libertà, la democrazia, la vita, l’entusiasmo. Questo gli ha dato una forza quasi sovrumana. Senza di lui non avremmo il divorzio e l’aborto, non avremmo avuto tutta una serie di campagne fondamentali di civiltà, libertà, democrazia. Poi era un uomo del suo tempo, un pasticcione, un tiranno, un ostacolo per la democrazia interna al suo partito, un Cerbero furente, un uomo vanitoso che si nutriva del suo fascino. Chi se ne importa, non sono sua moglie. Mi infastidiscono molto di più personaggi come Rutelli e Capezzone, che lui ha fatto grandi, e che certamente non fanno parte del novero di chi stimo. Credo che l’operazione da lui tentata per tentare di sopravvivere alla morte del suo progetto politico sia stata un eccesso di narcisismo, inutile e parzialmente dannosa. Perché Pannella era un uomo della Prima Repubblica, un uomo che credeva nelle istituzioni, nel senso del limite, nell’opportunità (pur sconfinando a volte nell’opportunismo), nell’autorevolezza (pur peccando a volte di iroso autoritarismo). Con la fine della democrazia italiana, sigillata dall’accordo consociativo tra D’Alema e Berlusconi vent’anni fa, il suo ruolo è divenuto improponibile, perché si basava sull’entusiasmo positivo dei cittadini. Non abbiamo più cittadini, non abbiamo più entusiasmo, non abbiamo più nulla. Oggi candidare Cicciolina non è simbolo di rottura, ma di adeguamento all’andazzo generale. Oggi non è più necessaria la provocazione, ma la competenza e la calma – e lui non le aveva, nel suo mondo non servivano, venivano sostituite dal suo carisma e dall’entusiasmo, dalla certezza di battersi per il giusto in modo veramente democratico. Marco Pannella combatteva per qualcosa, non contro, era divenuto fuori moda. Lo dico con profonda amarezza. Credo che sia stato un grand’uomo, il simbolo dell’essere liberale in una moderna società interclassista, ed ha dato severe lezioni di intelligenza e di coerenza a gente come me, che dalla mia pretesa spesso estetica di essere di sinistra avevo preso un certo massimalismo che, per fortuna, con gli anni è scomparso. Quelle sue lezioni di vita e di politica le porto con me. Con dignità e rispetto, senza stracciarmi le vesti. Salutare Pannella, credo, è stare in silenzio. Niente cagnara che si aggiunge alla cagnara.

Lascia un commento