Vladimir Putin, a mio parere, quanto a simpatia se la batte con Al Bano e Luciano Moggi, ed è certamente il capo di un regime, più che uno Stato democratico. Detto questo, oggi, mi pare che lui sia l’unico alleato credibile che dovremmo avere noi Europei. E non ditemi che sia un male appoggiare il regime di Assad in Siria, perché noi ora regaliamo dei miliardi a Tayyip Erdogan perché impedisca “con qualunque mezzo” ai siriani di scappare dal loro Paese ed arrivare da noi. Tale Erdogan che, oltre a finanziare Da’esh, fa stragi dei suoi oppositori politici e dei curdi, senza che da noi qualcuno alzi il dito per protestare. Anzi, li abbiamo appena invitati a far parte dell’Unione Europea, di modo che Erdogan possa cacciar via dal Paese coloro che gli stanno antipatici (e sono milioni di persone, ve lo assicuro…). Cosa facciamo noi? Eseguiamo pedissequamente gli ordini degli Stati Uniti e mettiamo un embargo contro la Russia, che economicamente per noi è un suicidio. Ma non basta. Quando la Turchia abbatte un aereo militare russo, noi restiamo zittissimi, ma talmente zitti che di colpo in Europa persino i grilli e le zanzare hanno smesso di frinire e ronzare. Ma non basta. Adesso andiamo pure a chiedere alla Macedonia, al Montenegro, all’Ucraina ed alla Georgia di entrare a far parte della NATO, irridendo le proteste di Mosca. Ma ancora non basta. Il governo russo annuncia la pubblicazione delle prove del coinvolgimento personale di Erdogan nel traffico di petrolio con Da’esh. Da Washington arrivano subito minacce di chissà cosa. Il fatto é che Mosca ha ragione, e lo sanno tutti. In Turchia esiste un gruppo industriale immenso, chiamato Atasay, diretto dal cugino di Erdogan e dal genero di Erdogan, in cui la famiglia del dittatore di Ankara ha una bella fetta di azioni. Atasay ha acquisito in pochi anni la maggioranza del mercato dell’energia, dell’oro, delle risorse minerarie e delle armi in Turchia. Atakulche (gruppo Atasay / Erdogan) vende oro e diamanti col sospetto di contrabbando, e nessuno ne vuole sapere. Nessuno dice nulla, tranne i giornali turchi che poi vengono chiusi ed i giornalisti che poi vengono arrestati. Cerco sempre di essere pragmatico e di reprimere le emozioni, ma ci sono dei momenti in cui mi riesce impossibile. Tra Barack Obama e Vladimir Putin, al momento, il primo mi sembra meno democratico, più violento, meno efficiente, più pericoloso. Ma il nostro governo, per bocca di Matteo Renzi, continua a dire minchiate irrilevanti, a dire che una crescita dello 0,8% del PIL è un glorioso successo e che finalmente pagheremo il caffè con il bancomat. Nemmeno ai tempi di Licio Gelli e Giulio Andreotti al potere eravamo in una posizione così supina, suina, stupida e suicida. Non ne posso più. La morte del giornalismo ha lasciato un vuoto incolmabile.

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