– Scrisse Rainer Maria Rilke: “I poveri non dovrebbero essere disturbati mentre stanno pensando”. Molto nobile, certo. Fà parte dei “Quaderni di Maude Laurids Brigge”, un romanzo il cui epicentro è la frase “questo è il luogo in cui ho scelto di vivere”, intendendo con questo il luogo in cui a chiunque viene dato di morire. Non riesco a leggerlo come una metafora della decadenza, ma come il grido strozzato di un uomo romantico che, solo, diventa amareggiato e cattivo. Come molti di noi, come molti di me. Ma in questi ultimi mesi c’è una persona che, con picchi e tonfi, mi schiaffa ogni volta di nuovo in viso che siamo qui per vivere e che l’amore vince su qualunque sciocchezza ed errore. Si tratta di una frase di mio nonno. Ho avuto bisogno di quasi 50 anni e 100 chili per capirla, ma finalmente ci sono arrivato. I poveri vanno quindi disturbati o lasciati andare. Ma saremo capaci di farlo? Di liberarci delle paure, dei sensi di colpa, dei pesi enormi che ci danno sicurezza, di chi ci fà del male in modo così rassicurante? Ci sarà un giorno in cui, accarezzando la bolla nata dall’amarezza, dal dolore, dalla paura e dallo stress saremo capace di farlo con le labbra invece che con le dita, che sono così lontane da noi?

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