– La vicenda di Oscar Fulvio Giannino, purtroppo, insegna molte cose cui finora avevo sperato di non dover pensare. In questa elezione si confrontano due dinosauri, il PD ed il PdL, che dal 1994 monopolizzano la scena politica senza essere in grado di fare altro se non leggi ad personam, promettere cose mai mantenute, distribuire posti di lavoro, fingere di difendere il cittadino per poi difendere gretti interessi personali e di cordata. Stavolta, si pensava, ci sarebbe stato qualcosa di diverso. Un rappresentante gretto, arrogante ed egotico del mondo delle banche, che come la Troika in Grecia è lì per ammazzare il paziente Italia il più velocemente possibile, è una novità. Una volta gli interessi americani erano filtrati dalla Democrazia Cristiana, da Gladio, dalla P2. Ora quelle forze sono esse stesse ostaggio della finanza internazionale, che a partire dal 1973 ha scardinato il sistema degli Stati Nazionali. Quindi c’è spazio per altro. I cittadini chiedevano merito ed hanno ottenuto tre divi della TV: uno Scaramacai intelligente e spiritoso che ha fatto carriera giostrando in un equilibrio pericolosissimo fra giornalismo, politica ed industria (Oscar Giannino); uno di quei magistrati che, non avendo mai vinto un processo, petrché in Italia la preparazione della magistratura inquirente è spaventosa e quindi i procuratori, generalmente, non sono in grado di vincere i processi (Antonio Ingroia); un comico che crede di essere Dio, guidato come una marionetta da degli esperti di marketing (Beppe Grillo). I primi due hanno venduto una merce che in Italia è rarissima: il diritto ad avanzare per merito anziché per appartenenza. Come sempre, in Italia si usano le parole a sproposito. Merito è stato confuso con “titolo universitario”. Così Oscar Giannino se ne è inventato qualcuno per giustificare il fatto di essere capace e di avere delle idee, Antonio Ingroia non ne ha inventati, ma sostiene di poter essere un vero comunista perché da magistrato non ha avuto meriti – ovvero non ha vinto nulla – ed in nome di questo titolo di studio in giurisprudenza, mai tramutato in capacità, essendo avanzato nella carriera per meriti di parte, ora sostiene di essere il campione dei puliti e dei meritevoli, portando con se gli scarti della Seconda Repubblica degli “onesti” come Antonio Di Pietro ed altri mostri sconcertanti. In questo calderone mi piace anche citare Zeropositivo di Piercamillo Falasca, partito come splendido progetto per far spazio ai giovani in un’Italia liberale guidata dal merito, e poi trasformato in poche settimane nello squallido ascensore con cui tre ragazzetti neolaureati, con l’unico merito di avere una spocchi simile a quella di Monti ed un titolo universitario mai messo alla prova dell’esperienza lavorativa (Falasca fa il politico di professione, in diverse organizzazioni politiche, da quando era all’Università), si sono venduti al primo che ha offerto loro un posto in lista con un minimo di speranze di essere eletto. In questo disastro il “merito” scompare, perché non si capisce più cosa sia. E si torna ai provlami religiosi: chi vota Ingroia o Fermare il declino vota spesso con lo stesso atteggiamento fideistico di chi vota Grillo: di pancia, senza sapere, senza poter giudicare, pregando che si tratti della Divinitá giusta che porterá fertilità. Il merito è il grande sconfitto di queste elezioni. Ai ragazzini che, avendo preso una laurea, credono di essere il nuovo, rispondo: fateci vedere cosa sapete fare e tornate fra cinque anni, dicendoci cosa avete fatto. Io non ho finito l’Università – per pigrizia e perché mi offersero un posto di lavoro come redattore di un quotidiano, coperto di soldi. A 30 anni ero all’apice della carriera. Oggi Giannino ha 52 anni, Ingroia 53, Grillo più di 60, Falasca una trentina, ed a parte lavorare in Centri Studi di partito non ha fatto nulla. Dico di più. I Zingales, che merito hanno, a parte di esser stati capaci di fare una carriera universitaria? Mi spiego: il fatto di essere un accademico in gamba vuol dire che si è politici o amministratori in gamba? No, e nemmeno significa il contrario. Il Prof. Zingales però si é giocato la sua partita contro Giannino senza pensare alle decine di migliaia di persone che si stavano battendo per FiD, e le ha lasciate volutamente in mutande – perché sostanzialmente, come Monti, Berlusconi, Grillo, Ingroia e compagnia cantante – se ne infischia altamente della gente, anzi la disprezza, la usa, se ne bea quando applaude. Io non faccio il politico. Ho orrore di tutti costoro. Avrei voluto che ci fosse in Italia lo spazio per un partito orizzontale, nuovo, in cui il merito si misura in idee, non in ambizioni e pezzi di carta. In cui il diritto di rappresentare la gente lo si guadagna dimostrando sul campo, in cambio di niente, di saperlo fare. Non sembra possibile. Non voterò nessun partito di tifosi urlanti o preti adoranti, non voterò professorini dal culo che aspira a divenire di pietra e che in Parlamento cercano il posto di lavoro sicuro, non voterò fascista, non voterò per chiunque potrebbe aiutare Mario Monti a finire di distruggere l’Italia. Non voterò, consegnerò la scheda in bianco. Per non tradire la memoria di chi è mporto per darmi il diritto di votare. Per non rendermi complice di chi si candida in queste che sono le elzioni più scoperamente schifose da quando sono nato.

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