Facebook schiaccia tutto. Una cosa diventa giusta perché la dicono in tanti. I pregiudizi diventano assiomi, cui uno deve adeguarsi, ed accettare di far finta di avere questa o quella fisima, per acquisire il diritto di essere parte del tutto. Chi devia dal pregiudizio, è “ridicolo”. Dato che essere ridicoli è la paura peggiore che molti di noi hanno (ovvero: essere diverso, alieno, isolato), si accetta di tutto, e per strada si incontrano zombies che sono diventati le minchiate che avevano accettato di fingere. La statistica sostituisce l’epistemologia, l’ignoranza diventa un valore estetico, il compromesso tra fragilità sostituisce l’essenza, tutti – per paura – rinunciano a passioni, e si esprimono in gattini, foto di cibi, battute alla Pieraccioni. Ma è proprio nelle pieghe di questo umorismo da cinepanettone che si vede ciò che si dovrebbe sfuggire come la peste, modi di essere leziosi e penosi, che, seguendo i “mores” di questi “tempora”, tutti dovrebbero accettare di avere. Essere non ha più senso. Ma anche questo l’ha detto, in modo doloroso, Giorgio Gaber. Quando è moda è moda. Devo imparare ad evitare non solo chi vive in quel modo, ma anche coloro che ci convivono.

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