Volevo parlarvi della bugia. Volevo parlarvene perché è un tema cruciale, oggi, ed ha acquisito più che mai sostanza politica ed economica, e ciò ha modificato di molto la bugia “basica”, ovvero quella del bimbo che, colto sul fatto, sceglie una di queste cinque strategie: mente (1), sostenendo tout-court di non essere responsabile di ciò che ha appena commesso; si giustifica (2), argomentando che sia stato costretto da altri, o dalle circostanze, a commettere qualcosa che altrimenti non avrebbe fatto; ammette la propria responsabilità (3), ma sostiene con veemenza che ciò non sia esecrabile, oppure (4) che l’effetto della propria azione non sia poi così grave; ammette e si scusa (5), cercando di essere perdonato. Tutte e quattro queste strategie hanno un senso e sono, ognuna in modo diverso, un approccio sano alla gestione di una crisi. Ma funzionano solo in un caso: se ciò che è accaduto è incontrovertibile e condiviso. Esiste una sesta strategia, che è quella che, nella vita pubblica come in quella privata sta diventando quella preferita da tutti, ovvero quella di negare che sia accaduto qualcosa. Un paio di esempi dal personale al collettivo: non ho mai detto a Giulio che Nicoletta l’ha tradito, e quindi non ho nessuna responsabilità nella loro lite – sarebbe accaduta comunque. Non ho sbattuto con l’auto, mi sono venuti addosso mentre ero parcheggiato, non ho visto nulla, e comunque non è niente, solo un graffio. Qualunque fatto negativo, che peggiora la qualità della vita a Roma, è colpa delle giunte precedenti a quella Grillina, che invece ha risolto tantissimi problemi, come quello del traffico, dei mezzi pubblici, dei contratti con gli ambulanti e, soprattutto, della corruzione. Siccome l’anno venturo il PIL dovrebbe crescere dell’1,3%, invece dello 0,8%, siamo fuori dalla crisi. Il fatto che si sia staccata una porzione di ghiaccio dal Polo Nord, grande quanto la Liguria, non ha nulla a che vedere con il peggioramento delle condizioni generali del Pianeta e con l’inquinamento. Ciò che è entrato in crisi, è la percezione del fatto incontestabile, l’empirismo, la prova inconfutabile. L’epistemologia, nata come perfezione suprema dello strutturalismo, ne è divenuta la tomba. Tutto è opinabile, oppure si professa una fede. Per questo il M5S prevale: perché viene sostenuto al di là dei fatti, della verità, della consapevolezza – è una scelta mistica e religiosa. Non esiste più una misura. Uccidere un uomo, divenire dittatore, distruggere un pianeta, drogarsi, far fallire un’azienda, voler costruire una funivia sopra Roma, tutto è equivalente e discutibile. Vale tutto. Forse è accaduto, forse no. A stabilire una condivisione comune non sono i fatti, ma le opinioni dei potenti. Ci sono persone, la cui opinione vale al di là dei fatti. In Italia, Silvio Berlusconi aveva imboccato questa strada, ma è stato via via superato da personaggi come Beppe Grillo e Matteo Renzi, che oggi riescono ad imporre bugie come verità, disastri come soluzioni, violenza come pace, sopruso come legittimità, disperazione e tradimento come serenità. Si circondano di personaggi che vivono in quella realtà altra e fittizia, in cui i fatti non esistono più, e l’unica difesa possibile è il senso del ridicolo. In questo ssenso, menzionare Di Maio o Scilipoti, è come sparare sulla Croce Rossa. Ma se Charlie Chaplin, quasi 80 anni fa, con un film riuscì a far svegliare milioni di coscienze, oggi tutto ciò è divenuto impossibile, perché l’essere umano non sa più a cosa credere, e non ha nessuna voglia di documentarsi, di studiare, di capire. Gli è stato detto che ha il diritto di delegare la responsabilità sulla propria vita, e ritiene questo punto il caposaldo fondamentale della democrazia. La democrazia, oggi, è quella forma di governo in cui io ho delegato a qualcuno tutto, e pretendo che nessuno mi rompa più le scatole, ma risolva i miei problemi, le contraddizioni, giustifichi e perdoni le mie debolezze, mi permetta di fare come mi pare e non dovermi sentire una merda, sia quando truffo un amico, lo Stato o un cliente, sia quando ammazzo una donna che mi lascia, sia quando riesco ad ottenere ciò che la maggior parte delle persone sogna continuamente di poter fare: commettere un sopruso. Pagare meno del dovuto, o non pagare affatto. Scampare ad una punizione o ad una brutta figura. Far soffrire gli altri. Imporre i propri bisogni a danno di quelli degli altri. La democrazia, oggi, è la scienza della legittimazione del sopruso, individuale e/o collettivo. Per giunta, si accetta come evidente una qualsivoglia bugia, senza chiedersi nulla – ed ecco che il dibattito sugli immigrati, sui vaccini, e su decine di altri temi, rifugge il confronto sui dati reali, ma impone (come nel periodo più buio del Medioevo) una serie di balle come indiscutibili. E se, applicando le misure di chi mente, si ottiene un risultato negativo, la colpa è del disfattismo di alcuni, degli eretici, dei tifosi della squadra avversa. In questo modo diventa “giusto” essere juventino, grillino, fascista, maschilista, violento, razzista, ladro, truffatore, assenteista, insomma bugiardo. Perché la nuova perfezione della Santa inquisizione è questa: anche chi dovrebbe essere contrario, è a favore. Gli avversari di costoro (romanisti, seguaci del PD o della Lega, No-Tav, fan di Maria de Filippi, dirigenti di una cooperativa di accoglienza, manager affermati) hanno accettato il terreno dello scontro comune con i primi, di modo da avere anche loro il diritto a mentire ed a sfuggire la responsabilità, la consapevolezza, lo studio e l’analisi dei fatti, l’efficienza, l’onestà. Un onesto, oggi, è un diversamente ladro. Ed abbiamo una convergenza massiccia di arte, informazione, politica, esercito e scienza, che supportano questa scelta. Siamo, insomma, divenuti diversamente umani in un pianeta diversamente abitabile. Se un ghepardo lo vedo in TV, vuol dire che non si è estinto. Se il Polo Nord lo vedo in TV, vuol dire che non si è sciolto. Se il dittatore della Corea del Nord, quello degli Stati Uniti d’America e dell’Ungheria sorridono, magari accanto ad Antonio Razzi, vuol dire che non sono poi così cattivi e pericolosi. Ed alla fine Crozza, che sfotte tutti (lo stimo moltissimo, che sia chiaro), diventa il buffone di Corte che conferma implicitamente il potere del monarca. Ma non perché sia sbagliato lui. Perché siamo noi che abbiamo imparato a percepirlo così. Vale tutto, non esiste più nulla di solido, ora che sono stati abrogati i fatti. La prova fatta sui vaccini è stata di una portata gigantesca, mai vista, apocalittica. La divisione, da entrambe le parti, è stata per atto di fede. Del resto, sono mesi che lavoro sulla cosiddetta ricerca scientifica, e vi assicuro che mi viene da vomitare. Non esistendo più nulla di certo (l’ho detto, il punto di partenza dello storytelling è, perversamente, l’epistemologia di Popper), nulla è così grave come lo si dipinge. Le bugie di ciascuno sono “mancate verità”, come cantava Ruggeri. Esistiamo in un vacuum di “diversamente politici”, di “diversamente artisti”, di “diversamente scienziati”, dove la presenza nei media stabilisce cosa sia giusto e cosa non lo sia. Ed io stesso, nella mia rabbia, sono “diversamente apocalittico” e, noi tutti, siamo “diversamente coglioni”. Ma, almeno in questo, solidissimi. Vedo che mi torna pian pianino la voglia di pubblicare, e di tornare ai Canards ed a Charles Havas. Ah, che bei tempi…

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