– L’Opera di Riga è bellissima, un miscuglio stupendo di funzionalità burocratica bolscevica anni 70 (che fa tanto Germania Est), di Vienna della grandezza imperiale, con un palcoscenico immenso ed un’acustica perfetta. Intorno il mondo crolla e sono disperato. Così sono andato a vedere la mia opera preferita, l’Eugenio Oneghin di Piotr Cajkowskij, cho ho scoperto grazie a Barbara. Ero in platea, a 20 metri dalla scena, incastonata in bellissime e tristi foto di boschi scendinavi d’autunno alte 20 metri ed un palco sul palco, un letto immenso coperto di piumoni e cuscini bianchi, su cui Tatyana e Olga cantano della loro ingenuità adolescenziale, la prima preda dell’ideale d’amore e intollerante della morale, l’altra piena di allegra voglia di vivere e formalismo. Olga è promessa a Lensky, con cui è cresciuta insieme. Lui è poeta formale, il simbolo della noia e della prosopopea, ma è amico di Oneghin, un giovane ricco ed annoiato da se stesso. Tatyana si innamora di lui a prima vista. Oneghin, annoiato, le fa una predica sulla necessità di non provare nulla se non distacco e freddezza. Poi al ballo danza tutta la sera con Olga, facendo impazzire Lensky, che si accorge della fatuità della ragazza ma soprattutto del fatto che i sentimenti da lui dipinti sono fasulli. Lensky sfida a duello l’amico Oneghin e si fa ammazzare, ammazzando così ciò che resta del cuore di Oneghin. La scena dei suoi incubi è indimenticabile – i colori, le immagini, i movimenti. Il livello professionale dei cantanti russi non è nemmeno lontanamente paragonabile alle mezze calzette che si vedono in Italia. Non solo cantano meglio, ma con più passione, e recitano anche con scioltezza, naturalezza, credibilità. Dopo anni di girovagare annoiato, Oneghin arriva a San Pietroburgo e ritrova un’algida Tatyana sposata ad un suo vecchio amico (una parte di basso con una romanza memorabile, applaudita a scena aperta per oltre cinque minuti). Oneghin, ora che non può avere né se stesso né Tatyana, impazzisce per lei. Tatyana ammette di amarlo ancora, ma lo sfugge. L’amore perde. Come nella vita, gli unici matrimoni che sembrano resistere sono quelli della reciproca convenienza e rispetto (o dovrei dire rinuncia alla conoscenza dell’altro?) in cui le passioni, proibite e frustrate, vengono veicolate nel nascosto di un mondo oscuro e parallelo. Povero Piotr, così moderno e così solo, vittima nella vita come e peggio dei suoi doppi Lensky ed Oneghin. A chi mi ha insegnato ad amare questa profondità e questa musica, grazie. Per sempre, per sempre, per sempre.

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