– Con un po’ più di calma cerco di spiegare meglio la mia repulsione per il ruolo del PD nell’attuale contingenza politica. Per fare questo uso 100 secondi di presa di posizione di Bersani relativa alle trattative sull’articolo 18. Bersani conclude dicendo: “Se si arriva alle strette, noi stiamo dalla parte dei lavoratori”. Facciamo finta di credergli. Si badi bene: il fatto che lo Statuto dei Lavoratori andasse completamente riformato non lo metto in discussione, anzi. Sta di fatto che i “lavoratori”, la classe operaia, il proletariato, il Terzo Ceto, non sono più ciò che erano 100 anni fa, e comunque non sono più la stragrande maggioranza della popolazione. Oggi l’industria costituisce il 19,7% del prodotto interno lordo, mentre il 23,6% viene prodotto dal turismo e dal commercio, il 48,9% dal settore finanziario e terziario. Per quanto riguarda gli occupati, questi al dicembre 2011 (dati ISTAT) erano 22,9 milioni di persone (su una popolazione di 60,9 milioni ufficiale + circa 0,7 milioni di abitanti “irregolari”. Il totale dei lavoratori nell’industria è di 4,6 milioni, quello dei dipendenti dello Stato, del parastato e dei servizi garantiti dallo Stato è di 15,6 milioni di cittadini. I primi concorrono alla creazione di ricchezza, gli ultimi la distruggono. I precari vengono valutati dall’ISTAT in 5,6 milioni, i lavoratori in nero in 4,7 milioni di cittadini. Il PD di Bersani, quindi, si candida a rappresentare circa il 6% di popolazione di proletariato classico più una parte di quel 25% di dipendenti statali che – apparentemente – hanno il sedere al caldo. Dico apparentemente, perché in quella cifra vengono conteggiati anche servizi parastatali (circa 8,1 milioni di lavoratori), che di regola non percepiscono lo stipendio perché lo Stato paga con non meno di due anni di ritardo. Ammettiamo quindi che Bersani voglia difendere 12 milioni di italiani contro gli interessi legittimi degli altri 39 milioni. L’unico risultato da lui acquisito é quello di aver difeso i diritti acquisiti di quella parte di questi lavoratori che comunque non viene mai licenziata, non è sottoposta a pressione sulla prestazione, ha una pensione sicura (gli altri non più), ha tuttora accesso al credito bancario (come unica categoria) e distrugge ricchezza invece di produrne. Gli altri vadano in malora. E’ questa una forza di sinistra? E la direzione generale? Bersani dice: Il modello tedesco, un modello protezionistico e superburocratico, creato dalla destra sociale germanica, grazie al fatto che la liberalizzazione delle pastoie giuridiche sulla corruzione, la depenalizzazzione di molti comportamenti che in Italia sarebbero illegali e la cancellazione dell’indipendenza della magistratura (che viene nominata dai partiti e non deve sottostare all’obbligatorietà dell’azione penale come in Italia). Ma lo sa Bersani tutto questo? Lo sanno gli italiani cosa succede ai disoccupati in Germania? Lui dice: se diciamo (non facciamo, diciamo) che andiamo verso il modello tedesco nessuno può rimproverarci nulla, né le banche né i partner dell’Unione. Bersani, ma chi ti deve eleggere? Gli stessi che hanno nominato Mario Monti? Ma non sarà che quelli si fideranno più di Mario Monti, che sa perché sta distruggendo l’Italia, piuttosto che di te, che non sai nemmeno cosa stai dicendo? Ma la cosa fondamentale è: esiste ancora una democrazia quando il governon non è stato eletto dal popolo e l’unica forza di opposizione numericamente rilevante ammette di battersi solo per i diritti acquisiti di una minuscola élite contro gli interessi generali del Paese? Cosa diavolo possiamo fare? Se non mi credete, ecco l’intervista: www.youtube.com/watch?v=EcevY6Qe24s

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