– Scrive Massimo Benocci, e condivido pienamente: “sottolineo che al centro del dibattito devono esserci “i cittadini”, premessa minima per parlare di democrazia. Il patto di cittadinanza consiste in primo luogo in alcune rinunce, fra le quali si segnala la rinuncia all’uso privato della violenza. seguono funzioni semplicemente fuori scala per il singolo: difesa dei confini, sicurezza (anche fisica) del territorio, amministrazione della giustizia, difesa militare dell’interesse nazionale, governo della moneta.
un soggetto collettivo sistematicamente inadempiente alla sua parte del patto non è uno Stato. nessuno è tenuto a sottostare ai suoi ricatti e alle sue intimidazioni, il Patto essendo decaduto per palese desuetudine”. Massimo, che è persona di grandissima intelligenza, mette l’accento sui cinque pilastri del nazionalismo di Bismarck, che è la dottrina decisa al Congresso di Vienna del 1815 ed è il sistema politico nel quale viviamo, nonostante sia morto nel 1945. Adolf Hitler (o per meglio dire coloro che lo hanno messo al potere: Richard Merton, Hermann Schmitz ed Hermann Josef Abs) e Josip Stalin avevano intuito che la dottrina Bismarck fosse saltata per la crisi del colonialismo, ma nessuno dei due aveva una soluzione efficiente. Loro pensarono che con la distruzione di metà dell’Europa l’altra metà, restaurando il medioevo, avrebbe potuto evitare il disastro che stiamo vivendo da almeno un secolo. Ma io non ci sto. Non ci sto. Leggete Piero Gobetti, e quando avete finito, leggete Ugo La Malfa, e smettetela di rinunciare a capire la complessità.

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