Constantin Seibt è una parte davvero importante della mia vita, ed io della sua. Abbiamo passato, per la prima volta dopo tanti anni, lunghe ore insieme, a parlare, chiedere, rispondere, ricordare, ridere, riesumare, seppellire. Ci siamo resi conto del fatto che il rimpianto più grande che abbiamo, e magari l’unico, è di aver scelto troppe volte per paura. La paura non ci ha permesso, spesso, nemmeno di capire quanto tutto fosse splendido ed emozionante. La paura ti deruba della capacità di cambiare prospettiva, di immedesimarti in altre visioni e letture della realtà, ti costringe all’amarezza del mollusco proprio nel momento in cui sarebbe meglio volare come un’aquila. Pieno di orgoglio, gli ho presentato due persone. Naturalmente, lui ha potuto dire solo pochissime cose in proposito, ma illuminanti. Si vede che vi volete bene, si vede che sei rilassato, si vede che non hai più paura, si vede che hai imparato ad essere felice. Una volta, né lui né io eravamo capaci a farlo. In un senso siamo invecchiati, ma nell’altro siamo più giovani e spensierati di quanto mai lo siamo stati in passato. Abbiamo tanto da ricordare, ma, soprattutto, abbiamo ancora tantissimo da sognare, nuove terre da scoprire. Lo faremo da soli, anche se da sempre avremmo voluto farlo in compagnia, ma non siamo nati con questo destino. Per ciò che mi riguarda, però, oggi so dove tornare, quando l’avventura è finita, ed ho quattro posti al mondo in cui sarò sempre il benvenuto ed accolto con un sorriso di gioia, o con un latrato di “mi sei mancato, merdaccia”. Quattro posti. Quattro di più della maggior parte di coloro che conosco. Come dicono i miei amici tedeschi, io ho più culo che testa. Banzai.

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