Si ricomincia a parlare di un possibile default (bancarotta) della Grecia e di una sua possibile uscita dall’Euro. I toni dei media sono univoci: i Greci non pagano i loro debiti. Dato che siamo stati abituati a credere nel capitalismo così come crediamo in Francesco Totti, Gesù Cristo o Allah, questa impostazione non viene messa in discussione. Facciamolo. La Grecia, come la maggior parte dei Paesi del Pianeta, ha una bilancia commerciale negativa – ovvero compra dall’estero più di quanto vende all’estero, e spende in sostegno economico ai propri cittadini più di quanto lo Stato guadagni con le tasse. Perché? La risposta ufficiale: i politici, per vincere le campagne elettorali, hanno aumentato il debito pubblico per far contenti tutti ed hanno rinviato per decenni il cerino acceso all’amministrazione successiva, finché Tsipras è rimasto col cerino quasi del tutto consumato in mano e qualcuno – non importa di quale Chiesa – dice che è stato sbruffone in campagna elettorale. Vediamo la prima e più semplice bugia. La Grecia si trova in una sorta di amministrazione controllata, diretta da un gruppo di manager tedeschi, da oltre cinque anni. In questi cinque anni è stato tagliato pesantemente il bilancio dello Stato, è stato venduto ciò che si poteva, sono state aumentate le tasse, ridotti i servizi e tagliati gli stipendi – e ciò nonostante la situazione, sia della bilancia commerciale che del debito pubblico, è peggiorata. Perché? Facile. Lo Stato ha due fonti principali di ricavo: le tasse e i diritti sull’uso delle sue proprietà. Ma in questi anni la Grecia ha venduto le proprietà (e quindi ha diminuito quel comparto di incassi per il 62,43% , dopo aver regalato acqua, gas ed elettricità) ed ha diminuito i ricavi dalle tasse del 47,1%, perché siccome la gente non guadagna, e le tasse si prelevano sulla percentuale dei guadagni dei cittadini, se questi fanno la fame non pagano più tasse. Una politica sana avrebbe dovuto essere quella di rafforzare l’industria greca (e non solo non vendere, ma nazionalizzare il già venduto), di modo che, avendo tagliato gli stipendi, l’industria alimentare, delle sigarette, della logistica e dell’energia avrebbero restituito forza e spinta all’economia. Invece è stato fatto il contrario ed a Tsipras si chiede di dare un giro di vite ancora più estremo, la cui conseguenza sarebbe di ammazzare definitivamente l’economia. Ma perché i tedeschi sono “così cattivi”? Perché noi italiani lasciamo che accada, se rischiamo poi di fare ben presto la stessa fine dei greci? Perché i tedeschi, grazie all’unificazione con la Germania Est del 1990 (e l’annientamento della società e dell’economia della DDR) ed ancora di più con l’agenda 2010 del Cancelliere Gerhard Schröder, hanno previsto ciò che sta succedendo ed hanno preso le decisioni necessarie quindici anni fa, ed oggi non sono in grado di cambiare strategia, perché non sanno cos’altri potrebbero fare. Ricordate la spiegazione sulla fine del capitalismo? L’industria non produce più plusvalore ma deve anzi risparmiare per sopravvivere nell’economia globale e nel postcapitalismo in cui la crescita eterna non esiste più. Come si sopravvive? Azzerando (se possibile) i costi per le materie prime e la forza lavoro, comprando e chiudendo le industrie concorrenti nei Paesi più deboli di modo da costringerli a comprare i manufatti tedeschi – esattamente ciò che è accaduto nella maggior parte dei Paesi africani, est-europei e sudamericani, ed ora in Portogallo, in Grecia, in Italia e via via in cerchi sempre più strettamente concentrici a circondare la Germania stessa. In Germania la popolazione ha accettato salari minimi, la cancellazione di molte delle difese sindacali, e la creazione di un sostegno di disoccupazione che, lentamente, si è tramutato in un sussidio a vita. Insomma la Germania sta cancellando la forza lavoro superflua mantenendola in vita con i proventi delle tasse riscosse perché l’industria tedesca vende nei Paesi che l’industria, negli ultimi 20 anni, l’hanno perduta totalmente. Il debito pubblico cresce anche in Italia perché noi non riusciamo a sostenere il sussidio eterno con un aumento delle riscossioni fiscali. Chi dice che la crisi sia alle spalle spera che l’abbassamento importante del valore dell’Euro e la strategia sul costo del denaro messa in opera da Draghi renda ciò che resta del nostro prodotto manifatturiero talmente concorrenziale da farci partecipare, a partire da quest’anno, al banchetto tedesco. E non è detto che non vada proprio così, illudendo tutti che Matteo Renzi ci abbia tirato fuori dai guai. Se dovesse esserci una ripresa, questa sarà congiunturale e non strutturale, a meno che non ci sia un governo serio che prenda veramente le misure necessarie per fare oggi ciò che Schröder fece nel 1999 – oppure che si arrivi ad un miracolo e si esca dalla trappola che, prima o poi, inghiottirà anche la Germania. Spero che abbiate capito perché: la Germania, costringendo i Paesi che consumano i suoi prodotti a soffocare sotto il peso della bilancia commerciale e che hanno una guida politica che non ha la forza, il coraggio e la competenza per opporsi, vivrà più a lungo nell’opulenza, ma non per sempre. Perché man mano che falliscono gli Stati cui vendiamo, la capacità di avere una bilancia commerciale attiva decresce e, quindi, aumentano debito pubblico e disoccupazione, perché il neoliberalismo ecclesiale di chi non vuol vedere i fatti continuerà fino a che qualcuno non strapperà loro con violenza il volante dalle mani. Quindi? Quindi Tsipras ha fatto un errore, probabilmente, credendo che Angela Merkel, di fronte al rischio dell’uscita della Grecia dal mercato interno europeo, avrebbe “fatto pippa”. La Cancelliera non può, e non so fino a che punto sarà possibile tirare la corda. Ad un certo punto Berlino dovrà decidere se accettare la cancellazione del debito (un suicidio politico, per tutte le bugie dette agli elettori tedeschi, ed un suicidio economico, per gli introiti mancati dell’industria tedesca e quindi dell’erario) o far cadere l’Euro. Cosa è meglio per noi? Non ho la palla di vetro e le mie competenze sono limitate, ma credo che noi si debba perseguire tre obiettivi: il primo, di rendere la nostra politica economica indipendente dall’Unione Europea – il che non vuol dire uscire dall’Euro, ma da Bruxelles. Nessuno lo dice, ma potremmo arrivare ad una unione finanziaria anche dopo la fine della tagliola mortale oramai costituita dalle istituzioni comunitarie: che costano troppo, sono un potere incontrollabile a medievale, e non difendono gli interessi di nessuno degli Stati membri, ma solo quelli delle banche e delle multinazionali. Il secondo, ricostruire la nostra industria, nazionalizzando invece di vendere i nostri principali assets industriali. Non parlo dell’autarchia mussoliniana, che sarebbe una pecionata ridicola ed impossibile, ma il ricreare un mercato vero interno che noi si sia capaci di indirizzare e controllare. Il terzo: di fare il contrario di quello che fa Renzi – disinformare fino all’idiozia la gente, uccidere il cittadino per sostituirlo nemmeno con il consumatore, come voleva la destra neoliberale, ma con lo spettatore, che è una sorta di iperberlusconismo che nemmeno Silvio avrebbe mai creduto possibile, visto che lui la TV la usava per far passare una politica, non per sostituire la politica con i cartoni animati. Ed infatti Renzi sta mandando in pensione Forza Italia e tutte le forze politiche cresciute alla sua ombra, dal PD a SEL, dalla destra protostorica al briciolinismo dei laici. Insomma avremmo bisogno di un governo che metta i soldi nella ricerca scientifica, nell’istruzione, nel civismo (cancellando la criminalità organizzata), nel turismo e nella qualità della vita delle nostre città e delle nostre campagne. Con un presidente del consiglio che non sia un caprone ignorante e bugiardo (le papere di Renzi quando parla inglese o quando da Bruno Vespa lascia capire che non sappia NULLA di storia e di geografia fanno rabbrividire e spiegano perché il Senatore Razzi faccia tanto cassetta), ma la guida di un governo serio e competente, quindi senza PD e senza Forza Italia e Lega Nord e Nazigrillini. Oscar Giannino, due anni fa, con le sue figuracce da buffone crozziano ha annullato la speranza nella possibilità della nascita di una forza laica e progressista. Attendiamo la nemesi, ma ricordatevi: se crolla la Grecia, persino la Germania tremerà. Restare nell’Euro non vuol dire restare nella UE, vendere è un suicidio, continuare nella decadenza provocata da ciascuno di noi è un peccato mortale che il Dio Capitale, che non perdona nessuno, mai, userà per annientarci, prima di morire lui stesso nel gorgo delle sue contraddizioni.

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