Lo so, è una cattiva abitudine, quella di commentare il risultato delle elezioni mentre le urne sono aperte, e tutti noi sappiamo che gli istituti che lanciano proiezioni generalmente sbagliano, perché la gente (giustamente) non ha voglia, uscendo dalla cabina, di raccontare cosa abbia votato. Generalmente, poi, la realtà è un po’ più a destra delle proiezioni, perché molte persone si vergognano di dire che hanno votato neonazista – per esempio. Ma qui siamo di fronte ad uno scenario che, per quanto possano cambiare le cifre alla fine, è chiarissimo. La SPD scende al 22%, proseguendo la caduta libera iniziata dopo la caduta di Gerhard Schröder, alla fine del secolo scorso. Insieme alla SPD calano anche Die Linke, il che vuol dire che i voti perso dai socialisti non sono andati a sinistra, ma a destra, visto che anche ii Verdi starebbero perdendo, anche se pochissimo. Ma è soprattutto la CDU di Angela Merkel a perdere, parrebbe: quasi il 7%! Dove sono finiti tutti questi voti? Alla AfD, ovvero ad un nuovo partito di destra tecnocratica ed ispirazione antieuropeista, antisociale, razzista, antisemita, con un’idea dell’economia che si basa sulla formazione di cartelli e monopoli, come fu nel 1933, quando Bayer, BASF e tutti gli altri colossi della chimica si fusero nella IG Farben e crearono il Partito Nazionalsocialista. Se questi dati venissero confermati, SPD e CDU non potrebbero continuare a guidare la Germania in una coalizione moderata e mite, nell’ambito della quale Merkel possa continuare a mediare tra le istanze più violente (e crescenti) del popolino, la corruzione suicidale dei sindacati, le pastette delle grandi industrie (perché la locomotiva tedesca marcia grazie alla piccola e media industria, oggi!), la catastrofe delle banche. Niente da fare. L’unica coalizione abbastanza forte è quella con i neonazisti di AfD e con i liberali, che erano già stati sterminati dalla propria nullità politica, e che proprio grazie alla loro mancanza di una chiara ed intellegibile caratterizzazione politica oggi vengono premiati. Dobbiamo ridere perché la Germania è nella stessa merda in cui siamo noi? Dobbiamo sentirci soddisfatti del fatto che, se noi abbiamo Grillo e Salvini, loro hanno Frauke Petry e Jörg Meuthen? Dobbiamo sentirci rassicurati dal fatto che i nostri principali alleati (Stati Uniti, Germania, Francia, Spagna, Regno Unito) scivolano su posizioni retrive ed isolazioniste, e per giunta contrarie alle conquiste del proletariato, della donna, dello Stato sociale bismarckiano? Dobbiamo gongolare perché tutti insieme ci stiamo infilando in una sorta di tunnel temporale che ci riporta al Medioevo? Medioevo prossimo venturo, diceva quasi 50 anni fa Roberto Vacca. L’ho già scritto. Magari fosse. Questo è un mediocrevo, in cui chi crede di vincere, in realtà sta per gettarsi in un burrone e ci sta trascinando con lui. Dite che sono pessimista? Signore e signori: Di Maio presidente del consiglio? E poi Scaramacai? POST SCRIPTUM. Antonio Martines, giustamente, mi rimprovera che, così scrivendo, si tace quali siano le forze che guidano la lotta politica in Germania. Non esiste “un complotto”, ma diverse forze, anche in guerra fra loro. 1) VW e Daimler Benz. L’industria automobilistica tedesca, per decenni traino di tutto il Paese, è finita nei guai dopo la fine del capitalismo industriale ed è stata per anni finanziata dallo Stato (soprattutto dalla SPD) che usava i soldi per il sostegno dei Paesi in via di sviluppo per piazzare le auto tedesche dove nessuno avrebbe mai potuto comprarle. Ora, dopo i ceffoni presi per la truffa sui dati sull’inquinamento, l’industria dell’auto (che è anche quella spaziale europea, visto il peso di Daimler in DASA); 2) Le banche stanno alla frutta. In realtà, già dal 2008, Deutsche Bank, KfW, le due grandi Girozentrale e Commerzbank sopravvivono solo truccando i bilanci e ricevendo il sostegno dello Stato. Costoro sono Grandi Elettori di Angela Merkel; 3) Nel momento in cui l’ex Cancelliere Gerhard Schröder è diventato un manager della multinazionale russa del gas e del petrolio, Gazprom, EON, RWE e gli altri colossi dell’energia tedesca si sono trovati nei guai, anche perché la SPD ha fatto loro la guerra nelle grandi città. Costoro sono tra i fondatori di AfD, perché sono delusi dai liberali; 4) L’industria chimica è, come nel 1933, quella che rivuole i monopoli, e non è un caso che adesso Monsanto e Bayer tentino la fusione. Finché Helmut Kohl ha guidato la nazione (lui che era un manager di BASF e che veniva votato da quelle industrie), la CDU e la CSU hanno frenato la deriva neonazista del loro management – ma oggi Merkel è l’unico tappo rimasto, ed è una donna dell’Est, il cartello della chimica e della farmaceutica non l’ama davvero, anche perché lei ha capito subito che l’industria portante della Germania moderna sia quella dell’energia alternativa e rinnovabile, il settore davvero trainante della BRD; 5) la SPD ha sempre basato il proprio potere sul sistema di concertazione (corruttela) dei sindacati tedeschi, che da sempre stanno dalla parte dei padroni, finché non sono veramente tirati per la giacchetta. Oggi la SPD è un partito che non ha più un senso, né una linea politica, se non portare avanti il vessillo dell’Europeismo – avete visto con quali risultati, vista l’aria che tira… spero di essere stato esaustivo, anche se, ovviamente, ho semplicizzato molto.

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