– Da quando mi ricordo, mai come oggi i festeggiamenti per il 25 aprile hanno rivestito un ruolo attuale e simbolico come oggi. Una grandissima parte di cittadini che non ha vissuto la guerra sente e vive la giornata di oggi come il giorno del ruggito, il segno del riscatto. La situazione si evolve, grazie alle scelte suicide del governo Monti ed alla crescente debolezza dei partiti che lo sostengono (PDL, UDC, FLI e PD) ma anche dei loro teorici oppositori (Lega, IDV), ad una velocità esponenziale. Chi osserva la scena crede di sapere (io tra loro) che quando arriverà la bastonata dell’IMU il piatto salterà, anche perché la recessione verticale creata dalla follia di Monti, Fornero e Passera costringerà lo Stato in estate a fare una manovra di tagli (ed aumenti di tasse) intorno ai 100 miliardi di Euro – e sarà la fine, o la guerra civile. Ciò che mi dà più fastidio è che ora speriamo in molti che Hollande vinca a Parigi e che disdica il Patto di Maastricht. Dobbiamo sempre chiedere aiuto a chi ci disprezza, restiamo bambini che non sono capaci a difendere da soli i propri interessi. Ma torniamo al 25 aprile. Il revisionismo storico ci ha spiegato che non tutti i fascisti erano cattivi e non tutti i fautori del CLN erano buoni. Che il comunismo ha mietuto vittime quanto il fascismo. Quindi dovremmo perdonare tutti e restaurare il fascismo, che almeno funzionava. Queste sono le affermazioni della maggioranza silenziosa: quel nugolo di italiani pigri, malati, rabbiosi, non informati, che amano essere tifosi e le semplificazioni. Gli stessi che la notte delle dimissioni di Berlusconi ballavano la samba per Roma come se avessimo vinto la Coppa del Mondo. La festa del 25 aprile ricorda che qualcun altro – tanto per cambiare – ha buttato giù il sistema politico italiano e ci ha obbligato a ricominciare, anche se, come sempre, siamo rimasti a sovranità limitata, come bimbi scemi e un po’ discoli. Non importa stabilire se in quei giorni del Dopoguerra tutto sia filato liscio. Quando diciamo che l’Italia nuova è fondata sulla lotta partigiana, non eleviamo i partigiani a santi. Vuol dire che scegliamo, nel disastro dell’8 settembre, il collasso del fascismo e il tradimento, quella parte dell’Italia che ha pagato un prezzo di sangue per cercare una via d’uscita. Non li assolviamo, né assolviamo noi, ma diciamo che da lì dobbiamo partire per ricostruire – dalla nostra presa di responsabilità. L’Italia posata su quel fondamento ha fatto il boom economico nonostante il benaltrismo, nonostante le indecorose e violente intromissioni degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica, nonostante la burocrazia e la giustizia siano rimaste quelle antidemocratiche del fascismo. Questo 25 aprile ci dà una nuova chance. Dobbiamo anche noi mettere una parola fine alla Seconda Guerra Mondiale ed ammettere che l’abbiamo persa tutti insieme. Ed ora, però, con orgoglio, invece di miagolare da vinti, dobbiamo rialzarci insieme e costruire un Paese migliore. Senza Euro, con le banche nazionalizzate, con la fine del signoraggio, con una nuova gestione compartecipe e corresponsabile dell’industria da cui scompaiano i sindacati attuali così come sono e subentrino rappresentanze dirette dei lavoratori – come in molti altri Paesi civili, dobbiamo tornare alle Polis: energia, cibo, smaltimento e riuso dei rifiuti, tutto intorno al luogo in cui viviamo, riduzione drastica della mobilità e del consumo folle di energia. Non dobbiamo avere paura di uscire dall’Euro e dall’Unione Europea. Angela Merkel la sta buttando giù a picconate, se non usciamo dalla casa saremo ancora dentro mentre crolla. Dobbiamo farci promotori di ricostruirla su basi più sane. Il capitalismo liberale è morto, finito, sta distruggendo il Pianeta. Dobbiamo prendere in mano politiche di decrescita come quelle di Latouche e di democrazia diretta come quelle di Zizek. Non possiamo lasciare il monopolio dell’intelligenza ad un prete come Beppe Grillo. Le cose giustissime che dice lui dovremmo dirle tutti, e lui tornerebbe a fare l’artista. Non era mai successo prima che il giullare di Corte stesse per detronizzare il Re Nudo, forse siamo in tempo a cambiare il corso della storia. Se non lo facciamo, adesso verrá la violenza cieca, la repressione cinica e precisa, l’oppressione medievale o la rivoluzione, la morte, la fame. Vogliamo davvero questo?

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