Oggi, festeggiare il 25 aprile, non è più una cosa scontata. Silvio Berlusconi dapprima, e la Lega o il M5S dappoi, hanno sdoganato il ritorno del fascismo, e quindi, oggi, l’Italia pullula di gente che considera i partigiani il nemico che li ha battuti. Per loro, il 25 aprile è un funerale, non una festa. E ci sono altri che avrebbero preferito, dopo l’8 settembre del 1943, che sul ruolo dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale calasse un pietoso velo, e rifiutano per questo di sentirsi liberati. Per la sinistra, per giunta, il 25 aprile 1945 corrisponde al giorno in cui gli Stati Uniti hanno preso possesso dell’Italia, usandola a piacimento. Quello che è certo, è che questa data è stata scelta dal Parlamento Repubblicano per contribuire a costruire una coscienza ed un orgoglio nazionali che fossero apertamente in contrasto con la coscienza e l’orgoglio fascista. Il tentativo è stato prodotto da un accordo tra PCI, DC e partiti laici, ed ha retto fino all’inizio del berlusconismo. Oggi, la coscienza di essere italiani e della responsabilità di ciascun individuo, legata a questo patto, è stato dimenticato o addirittura negato e spergiurato. Per questo oggi la destra estrema celebra il 25 aprile con delle contro-manifestazioni, che ideologicamente farebbero sorridere, se non fosse per il fatto che Casa Pound e compagnia cantante fanno nuovamente paura, specie grazie ai successi elettorali del Grillismo e della Lega Nord. Oggi, consapevolmente, il Giorno della Liberazione dovrebbe essere non tanto e non solo la celebrazione della guerra partigiana, che comunque ci fu, fu estremamente contraddittoria, ma svolse un ruolo fondamentale nel percorso individuale di milioni di italiani, allora. Oggi, a mio parere, il 25 aprile è il giorno in cui l’Italia si è autoassolta delle corresponsabilità avute nella Seconda Guerra Mondiale prima, e nella Guerra Fredda poi. Oggi non sento più il bisogno che avrei certamente avvertito se fossi stato in politica 73 anni fa. Il mondo è cambiato, i terrestri no, gli italiani ancor meno: non è la lotta partigiana ad essere una bugia, ma il principio secondo cui noi saremmo stati liberati. Non è vero. Siamo tuttora schiavi. Ma non siamo schiavi come sostengono Grillini e Leghisti. Siamo schiavi perché non siamo un popolo, perché non abbiamo il coraggio di autodeterminarci, perché siamo piagnoni e vigliacchi, perché aspettiamo sempre una mamma che venga da fuori e ci risolva i problemi, come è stato SEMPRE dalla caduta dell’Impero Romano ad oggi. Per costruire un’idea di un’Italia ricca, cosciente, pacifista, libertaria, corresponsabile, sociale, non c’è bisogno di uscire dalla UE. Si tratta di una discussione irrilevante. Non si deve sparare sui migranti, ma imparare ad assimilarli, perché ne abbiamo bisogno. Se l’Italia esistesse davvero, lo Jus Soli lo pretenderebbero le destre, obbligando gli stranieri che vogliono vivere da noi a condividere con noi responsabilità e passione, ad abbandonare la cultura d’origine, così come fecero con un immenso successo i Romani. Stamattina, mentre la banda cittadina suonava l’Inno di Mameli e le strade erano piene di gente festante (evviva l’Italia dei paesini e delle campagne, l’unica veramente rimasta Italia), ho pensato: oggi festeggiamo una Liberazione che ancora non c’è stata, con la speranza e l’auspicio che, un giorno, riusciremo a spezzare le catene che ci obnubilano il cervello, e che saremo finalmente LIBERI, italiani in un mondo integrato, in cui smetteremo di aver paura di perdere un’identità che, ovviamente, non percepiamo.

Lascia un commento