Il popolo irlandese ha preso una decisione coraggiosa, perché in controtendenza con tutto ciò che sta accadendo in Europa. In questi tempi di mistificazioni, di mancata chiarezza, di millanteria, ma anche di vera confusione, questa è una decisione chiara, a difesa dei diritti delle donne, una decisione che difende il diritto a decidere il più possibile sulla propria vita. La campagna elettorale è stata piena di cattiveria, violenza psicologica, moralismo – specie da parte degli uomini. Eppure, proprio noi dovremmo essere gli ultimi a parlare. Un maschio non può nemmeno lontanamente capire, percepire, sentire, quale tragedia sia un aborto per chi lo pratica. Non è vero che le donne abortiscono a manetta e senza nessuna partecipazione affettiva. L’aborto è una tragedia, comunque. Abortire, però, se una donna lo vuole, pone la parola fine ad una catena di conseguenze che altrimenti coinvolge tante persone, in primo luogo il nascituro. Scusate, se lo ripeto in un Paese che ha una legge sull’aborto da oltre 40 anni. Perché le motivazioni di quella battaglia, oramai, non sono più patrimonio della consapevolezza collettiva.

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