Prima di scrivere questo post ho cercato di documentarmi come posso, ma cerco di farla il più semplice possibile. Si tratta del compromesso trovato tra la Giunta Raggi, i palazzinari Romani ed il Presidente della Roma, James Pallotta, relativamente allo Stadio di Tor di Valle. Il compromesso è il seguente: la Roma rinuncia alle tre torri, che erano ovviamente una speculazione edilizia. In cambio, il Comune di Roma rinuncia a tutte le infrastrutture che Pallotta e Parnasi si erano impegnati a costruire e che sarebbero servite a rendere accessibile lo Stadio e l’immenso centro commerciale che rimane parte integrante del progetto che la Giunta Raggi intende accettare. Tra queste infrastrutture c’erano anche le misure necessarie per garantire la stabilità idrogeologica dello Stadio e degli edifici annessi, più i collegamenti con i mezzi pubblici. Se il Comune di Roma ottemperasse alla propria parte del contratto (ma sappiamo bene che i Grillini sono rispettano mai i patti e le promesse), per i cittadini di Roma ci sarebbero costi suppletivi superiori ai 500 milioni di Euro. Se il Comune non lo farà, raggiungere lo Stadio sarà un incubo. E comunque Parnasi e Pallotta hanno ottenuto il Centro Commerciale, risparmieranno una cifra immensa e saranno in grado di finire prima. Insomma, ci guadagnano i Grillini, ci guadagna la Roma, ci rimettono i cittadini. Mi correggo: ci guadagna Pallotta. Lo Stadio non appartiene al club, ma a Pallotta, che lo affitta per alcuni milioni all’anno. Il giorno in cui Pallotta venderà le sue azioni, la Roma giocherà in uno Stadio altrui, lontano, irraggiungibile, melmoso, che costerà più dell’Olimpico. Bellissimo. Ma a quel punto nessuno più si ricorderà della Sindaca Raggi, che sarà stata inghiottita dall’oblio. Eppure i Grillini non avevano scelta. Dovevano fare qualcosa che i propri militanti accettassero, e l’hanno fatto. Non importa che l’Ecomostro sia ora più Ecomostro di prima, basta che il militante Grillino, che non brilla per intelligenza, abbia la sensazione che le cose siano cambiate per il meglio. Raggi doveva però evitare che Pallotta si tirasse indietro, perché se lui lascia la Roma, i Grillini, a Roma, come partito, avrebbero presto delle percentuali da prefisso telefonico. Quindi la Giunta, finalmente, ha preso una decisione politica, ed era ora. Una decisione che peggiora il progetto originario ma in un modo che il cittadino normale non percepisce. Una dimostrazione in più del fatto che i Grillini, grandi eredi del Renzismo e del Berlusconismo, sono l’ultimo vero grande partito della Prima Repubblica, che funziona però alla rovescia. Mentre nella DC i più intelligenti andavano avanti, nel M5S sono i semplici di spirito, i miseri, gli sciocchi, quelli che credono a tutto, a guadagnare il Paradiso. Ma entrambi i partiti difendono gli stessi interessi. Quando vedo Virginia Raggi, mi viene automaticamente da pensare a Clelio Darida ed a Vittorio Sbardella. Con la differenza che quest’ultimo lo chiamavano Lo Squalo, la leader Grillina sta facendo di tutto per guadagnarsi il soprannome de Il Tonno.

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