– Due disastri contrapposti: la distruzione di Monterosso al Mare con tutti quei morti annunciati (dato che diversi servizi giornalistici nel corso degli ultimi due anni avevano avvertito che sarebbe potuto accadere) ed il Piano Casa del Governo – che non è lo stesso della Polverini. Siamo al punto in cui, per prendere quattro soldi, siamo disposti non solo a mettere a repentaglio la vita della gente (che del resto è d’accordo, come a Messina), salvo piangere dopo, ma ci illudiamo che, una volta deturpato l’ambiente e cementato tutto, ci siano ancora compratori. Nessuno dice che il mercato immobiliare è fermo, e che il settore turistico (che abbagliato dalle promesse di Berlusconi ha lasciato i “comunisti” di Confindustria ed è entrato nella Confapi) guadagna tanto di più quanto l’Italia si avvicina al default, perché il dumping cresce. In questa atmosfera l’abolizione tout court dello Statuto dei Lavoratori è come un’aspirina effervescente data ad un malato terminale di polmonite. Va bene come misura di sostegno, se c’è stata una riforma VERA del mercato del lavoro. Ma qui si vede come la desemantizzazione abbia raggiunto un’altra vetta. I ragazzi protestano per difendere il posto sicuro dei loro genitori ed autoescludersi dalla occupazione, il che dimostra che nemmeno la sinistra dica la verità, che ci sia tanta confusione, ma che l’orrore per la deregulation, fatta da destra o da sinistra, nell’incertezza e nell’inconsapevolezza porti tutti a difendere ciò che era stato stabilito prima della caduta del Muro e di Mario Chiesa, non importa se fosse giusto o no, se funzionasse o no. Una vera riforma del mercato del lavoro va verso una flessibilizzazione alla tedesca, non all’americana, quindi con più stampelle, più servizi, minori tasse per le imprese, obblighi per chi licenzia, ma questo, un governo italiano, oggi, non importa da quale direzione teorica venga catapultato sulla scena, non é capace nemmeno di pensarlo. I soldi non ci sono, diranno, perché sono sanno come farli, sanno solo come mangiarseli. Matteo Renzi,alla trasmissione 8 1/2 sulla 7 ha detto le stesse cose che mio padre dice da un pezzo: due soli partiti,primarie dal basso, leader eletto dagli iscritti ,via tutti i benefici dei deputati e senatori, dimezzamento dei deputati, dimezzamento degli stipendi, poi le riforme a cui ci siamo impegnati a Bruxelles. Renzi è un democristiano, ma questo non vuol dire né che sia in gamba né che sia un deficente. Ciò che non vedo, però, sono le soluzioni ai problemi chiave. D’accordo, due partiti, chi decide quali si debbano sciogliere? Non è antilibertario decidere che se io non sono d’accordo né con la sinistra finta né con la destra finta io debba smettere di fare politica? Il modello americano, secondo me, è in crisi profonda dal 1973, quando Nixon sbloccò la parità fra dollaro ed oncia d’oro per poter svalutare la moneta e ridurre il debito pubblico. Questa decisione, coraggiosa ed errata (ma lo sappiamo adesso, lui non poteva saperlo) l’ha pagata con la sua carriera. Oggi siamo nell’era delle nichhie e della frammentazione. Continuo a credere che gli Stati nazionali, creati artificialmente nel 1815 per risolvere il problema del vuoto di potere, ideologico e politico sopravvenuto dopo lo tsunami napoleonico ed il collasso delle monarchie familiari, abbiano chiuso il ciclo. Non credo nell’Italia come modello, così come non credo nella Germania o nella Francia. Stiamo affondando tutti insieme e non ci accorgiamo che, oramai esaurita la spinta della Cina, che è nei guai quanto noi, i paesi che creano plusvalore sono quelli che comandano – come aveva predetto Marx. Il che non vuol dire che il bolscevismo sia una soluzione, vuol dire che sulla sua critica al capitalismo occidentale fondato sul plusvalore garantito dal colonialismo Marx aveva ragione. Ma anche il suo sistema funziona nel quadro degli Stati nazionali – ed infatti è fallita la sua applicazione nel sistema creato dai sovietici, che era falsamente federalista e creava un colonialismo interno che impoveriva le periferie senza arricchire il centro (come noi con il Mezzogiorno). Gli Stati nazionali non servono più, servono regole severissime su un’area federalista che comprenda l’Europa per rallentare (fermarlo non possiamo) il nostro declino come società industriale e dei servizi, e ci converta in un’economia di alta tecnologia ecologica e di Comuni, nemmeno di Regioni. I raggruppamenti di partiti, così come sono rappresentati a Bruxelles, vanno benissimo. Credo che il momento si avvicina in cui non potremo più continuare a fare plebisciti pro o contro il Nano, ma finalmente pro o contro la politica, ed a quel punto tutti, da Fini a Bersani, da Casini a Di Pietro, da Maroni a Tremonti, da Bossi a Berlusconi, saranno dalla parte della Non-Politica. Non parlo di Grillo, che i gesuiti non mi sono mai stati simpatici, ma del fatto che la sollevazione popolare potrebbe essere una sollevazione dei miti. Di coloro che ne hanno abbastanza di strilli e figa, e che vorrebbero discutere i fatti. Un altro motivo per cui oggi ero veramente scoraggiato. Bersani attacca Berlusconi sulle misure sui licenziamenti. Non per chiedere una riforma pragmatica e non autoritaria del lavoro, di cui ci sarebbe urgente bisogno dal 1976, ma per dire che il Nano affama i lavoratori. Bravo Bersani. Prima applaudi Bruxelles perché obbliga il Nano a prendere certe decisioni (non le avevi lette prima di applaudirle?), poi, quando il Nano le applica, strilli. Ma porco demonio, se ci fosse stato il PD al Governo avrebbe fatto qualcosa di diverso? NO, PERCHE’ NON HA IDEA DI COSA FARE, altro che una politica corporativa e reazionaria. Il PD è un partito fortemente reazionario ed antipolitico. Enrico Berlinguer, con un governo debole come quello di Berlusconi, si sarebbe seduto al tavolo ed avrebbe detto: queste sono le riforme che votiamo anche noi, facciamole insieme, e così facendo nel 1976 (prima che i servizi segreti e quegli squinternati pseudomoralisti delle Brigate Rosse organizzassero l’omicidio Moro) il PCI aveva raggiunto DEMOCRATICAMENTE la DC su un programma politico ALTERNATIVO SULLE COSE, non sulla tifoseria. Il Governo di Roma di Petroselli e Argan è un ricordo bello di gioventù, un governo che io e gli altri amici di allora sostenemmo con forti critiche, a si poteva parlare di politica, per Giove! Delle pischelle che giravano nelle stanze del PSI e della DC non si parlava, non era tema politico – ma anche allora il PCI sbagliò tutto, e noi tutti con loro, perché credemmo, da stolti occidentali arroganti e razzisti, che i negri avrebbero continuato ad essere tali e che le nostre sorti, come diceva Leopardi, fossero “magnifiche e progressive”. Ma sbagliare è un diritto. Essere intellettualmente disonesti, chiedendo a Bruxelles di segare le gambe di Berlusconi, applaudire al diktat franco-tedesco e poi attaccare Berlusconi quando lo applica alla lettera, non è un atteggiamento serio, è da PD – aveva ragione Gaber, i partiti slittano verso destra, e soprattutto tutti.

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