Discussione feroce con uno dei miei “figli” (non ne sono il padre, ma guai se me lo ricordate). Lei, dopo un’altalena durata oltre un anno, ha chiuso con un ricco fidanzato italiano (“Paolo! Più imparavo la lingua, più capivo lui ed i suoi genitori! Più li capivo, più mi sembrava allucinante che esistesse gente così!) ed è tornata a fare la barista al Nord. La madre dice che va bene così, il padre si arrabbia perché sostiene che stia buttando quelli che avrebbero potuto essere gli anni più belli. Mi chiede da che parte io stia, io dico: dalla tua, se capisco veramente quale sia. Va in confusione. Spiego: ma tu, nella vita, vuoi fare la barista? Conosco un ragazzo che fa il barbiere, è bravissimo e felice. Un nipote, che fin da quando aveva tre anni sognava di guidare un autobus, ora guida un pullman di linea tra Lipsia e Magdeburg, passando per i Paesini. Sono due persone straordinarie e felici. Anche loro soffrono per il raffreddore, le pene d’amore, si arrabbiano per i politici, entrambi odiano il pesce bollito (che io invece amo), Ma hanno una base che non li abbandona mai, ed affrontano ogni giorno la vita con baldanza. La figlia in questione si lamenta, dice che loro, come esempio, non valgono, che hanno solo avuto fortuna, mentre lei non ha nulla che le piaccia, tranne “spassarsela”. Siccome so che non è vero, faccio qualche domanda scomoda. So bene che lei una passione l’ha sempre avuta. Risponde con il gelo violento di un serpente: “Tutto ciò mi è vietato, perché se lo faccio tutti hanno qualcosa da ridire su come lo faccio”. Embé? E allora? “Non sopporto essere giudicata”. Mi sono bloccato. Di fronte a questo ostacolo, la vita non può nulla. Perché la vita vera, a mio parere, è essere affrontato e giudicato ogni minuto, perché solo così sai di essere vivo. Mi accorgo che quasi nessuno degli epiteti che mi vengono lanciati contro (anche qui su Facebook) mi lasciano indifferente, perché ritengo di essere un privilegiato, perché tutti mi giudicano – e, spesso, da giudizi negativi imparo cose importanti, che mi servono. Non vuol dire che io sia un mostro di sicurezza ed arroganza, vi assicuro che ho buchi pazzeschi, tant’è che alcuni di voi, a volte, leggendo mie disarmanti dichiarazioni di debolezza, si arrabbiano con me, perché “parli da sfigato”. Certo, perché su alcune cose lo sono. Ridete di me? Ma prego! Sono obeso, c’è spazio per tutti! Che è una leziosaggine, ma insomma… Mi viene in mente un criminale internazionale che ho conosciuto a Bled, Nicholas Oman. Trafficava armi nella guerra in Jugoslavia, aveva iniziato da ragazzo rubando auto a Belgrado e poi, dopo l’espulsione sua e della famiglia, a Melbourne. Commerciava con titoli datigli dalla Lega Nord, che lui convertiva in armi, insieme ad un rampollo di famiglia di commercianti veneziana, che Oman poi tradì e lasciò in balia della Srpska Garda, che lo torturò in modo indicibile. Alla fine Oman prese 30 anni per stupro di minori. Maschi. Un galantuomo, insomma. Delle ore passate con lui ricordo soprattutto la cena, in cui raccontò la sua versione della propria vita. “I miei volevano che facessi qualcosa, ma io non ho passioni, non c’è nulla che mi interessi, tutto mi annoia, tanto mio padre aveva i soldi ed io, tra un furtarello l’altro, facevo la bella vita ed avevo fighe e pischelli niente male. Finché un giorno ho affrontato mio padre e gli ho detto. Basta rompermi il cazzo. Avevo un coltello in mano, non so se l’avrei usato, ma finalmente mi sono liberato di lui, me ne sono andato per sempre, nemmeno un’ora dopo”. Ho conosciuto poi amici che avevano avuto a che fare con dei picciotti di mafia, raccontavano episodi simili. Peppino Impastato è morto perché quella gente la schifava e la prendeva per il culo, ne smascherava la pochezza, la pigrizia, l’anima inutile e cattiva. Perché chi ha paura di giudicare odia tutti, a partire da sé stesso, ed è una bomba pronta ad esplodere – se non fosse per l’immane pigrizia. Da allora ho imparato. Se una persona cerca di commuoverti, dicendo che non ha passioni, che si annoia, che non vuole essere giudicata, abbine terrore. Sono coloro che uccidono e poi piagnucolano perché sei morto. Che sorridono fin quando esegui gli ordini, ma si fingono sottomessi, e si credono dei gran fighi che recitano la parte degli sfigati. Dopo un po’, naturalmente, non sanno più nemmeno loro cosa sia vero e cosa sia recitazione. Se fingi per anni di essere vegetariano, lo diventerai. Lei, che mi conosce, ha percepito l’angoscia nel mio silenzio. “Mi giudichi anche tu?” Sì, le ho risposto, perché ti voglio bene. se la vita ti scoccia, ammazzati, ma da sola. Non fare male agli altri. Finiscila subito, tra te e te. Non cercare il teatro della compassione. Sii donna. Sii adulta. Non ce la vuoi fare? Crepa. Hai quasi 30 anni. Richiamami quando avrai un sogno vero, per cui sarai disposta a batterti e soffrire, e sarò accanto a te, con tutta la forza che ho. Ma conosco troppi assassini, troppa gente ferocemente debole, ed ho una figlia e due nipotine che pagano un prezzo assurdo per questo. Nessuna pietà ipocrita. Iscrivetevi ai Grillini, a Da’esh, alla camorra, ai khmer rossi. Uccidete, e rischiate la vita. Perché chi dice di non voler essere giudicato e di non avere ambizioni è, quasi certamente, un assassino pigro. Finché qualcuno non lo sveglia.

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