Avevo preannunciato alcune righe di spiegazione sull’influenza che i cosiddetti Panama Papers hanno ed avranno sulle elezioni presidenziali degli Stati Uniti del prossimo autunno. Eccole. Per chi non avesse letto il mio post in proposito, i Panama Papers sono 240mila dossier nominativi su altrettanti clienti della società fiduciaria offshore Mossack y Fonseca di Panama. Questi dossier sono stati duplicati da una fonte segreta e consegnato ad ICIJ, che è un’associazione indipendente di quasi 200 giornalisti investigativi sparsi per tutto il mondo (Italia compresa), la maggior parte dei quali statunitensi, inglesi e tedeschi. Questi dossier riguardano conti segreti e traffici illegali di migliaia di persone ed aziende famosi ed importanti – come per esempio Vladimir Putin, il calciatore Lionel Messi, alcuni membri della casa regnante dell’Arabia Saudita, il padre del primo ministro inglese John Cameron, e chi più ne ha più ne metta. Ci vorranno anni prima che si sappiano i nomi (se mai li sapremo) perché la consultazione di un database di oltre 10 milioni di pagine è possibile solo con un software specifico ed un lavoro di preparazione che, iniziato più di un anno fa, non è ancora terminato. Perché questa persona o organizzazione ha preso quei documenti e li ha dati a ICIJ? Si tratta di un’entità che è in grado di entrare nel database di Mossack y Fonseca, che è una delle più grandi ed antiche fiduciarie del mondo, fondata da un gerarca nazista sfuggito con il Progetto Odessa al crollo della Germania alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Potete immaginare i sistemi di sicurezza informatici di questa fiduciaria. Sappiate oltretutto che chi ha realizzato questa copia ha dovuto scannerizzare documenti non precedentemente inseriti in uno dei 240mila dossier elettronici. Questo restringe molto il campo dei sospetti, considerato il fatto che, per fare questa copia, ci sono volute settimane se non mesi. La fonte o è un dipendente di alto livello di Mossack y Fonseca, o è un agente segreto infiltrato nella stessa fiduciaria, magari supportato da un gruppo di hacker – tutte cose pericolose e che costano soldi. I dossier colpiscono Putin, che però se ne frega, così come la monarchia saudita, che se ne frega ancora meno. Ma anche migliaia e migliaia di cittadini americani e tedeschi, che ora sono terrorizzati e voteranno alle elezioni per il candidato che li farà sentire meno spaventati. Questa operazione è stata fatta nel 2014, quando la candidata Democratica Hillary Clinton era già la favorita per le elezioni, ed i Repubblicani non avevano nessuna persona di spicco sufficiente, e Donald Trump non si era ancora candidato – il che fa pensare che Trump (che ora cavalca l’onda dei Panama Papers, promettendo che cambierà la legge sull’esportazione dei capitali e quindi salverà tutti coloro inseriti nelle liste di evasori dei Panama Papers) non fosse il beneficiario prestabilito. Oltretutto i Repubblicani stessi lo odiano e stanno cercando di impedire che vinca le primarie, essendo contrari alla maggior parte delle sue proposte ed essendo convinti che comunque perderà contro la Signora Clinton. Costei ha fin dall’inizio promesso guerra contro Citizens United, una delle lobbies di estrema destra più potenti degli Stati Uniti, e che certamente sostiene l’evasione fiscale in nome di un principio “meno Stato, più libertà” che contiene l’odio razziale, leggi discriminatorie contro le donne e gli strati più deboli della popolazione, l’approvazione della distribuzione incontrollata di armi ai cittadini, il sostegno delle lobbies, il ritiro degli Americani (ufficialmente) in una politica isolazionista, ma in realtà con il proposito di riportare il terrorismo di Stato a stelle e strisce in America Latina. Hillary Clinton sostiene l’Obamacare (la riforma della previdenza medica voluta da Barak Obama e fortemente indebolita nel dibattito in Congresso), nuove leggi di sostegno della povertà, lotta contro le lobbies politiche, industriali e finanziarie, e contro la corruzione legalizzata (molto popolare negli ambienti di estrema destra degli Stati Uniti) – ma soprattutto la distruzione di Citizens United, che spende miliardi ogni anno per fare campagne contro le politiche di sostegno sociale e per l’integrazione delle minoranze. Non difendo Hillary Clinton, spiego solo lo scenario. In realtà credo che Donald Trump menta meno della ex First Lady ed ho una inveterata idiosincrasia per il Presidente di un Paese, chiunque egli sia, che non ho potuto eleggere con il mio voto e che ugualmente comanderà anche a casa mia. Trump si appoggia su Citizens United, promette mura invalicabili per evitare l’immigrazione, profetizza una prossima recessione ancora peggiore di quella del 2009 (ed ha probabilmente ragione), promette di azzerare il debito pubblico abbassando le tasse. Follia? No. Gli basta (crede lui) rendere più economico tenere i soldi negli Stati Uniti invece che nasconderli all’estero. E su questa posizione Hillary Clinton sta lentamente virando nella stessa direzione, specie se ha in mano gli stessi dati sull’economia reale che ha a disposizione Donald Trump. Sicché credo che lo scandalo dei Panama Papers, nelle elezioni americane, influenzerà le scelte politiche di entrambi i candidati, convincendoli a cavalcare l’onda ed a battersi contro la tendenza della borghesia statunitense di portare i soldi fuori, non fidandosi del proprio Paese e delle proprie banche, specie dopo la crisi dei crediti subprime del 2009. A livello mondiale, ve lo dico io, non succederà nulla. Puniranno qualche tedesco, italiano, francese, inglese, islandese? Certo, è possibile (non probabile) ma sarà un risultato residuale. I Panama Papers sono una questione interna agli Stati Uniti, voluta dall’estrema destra, che ha capito che la differenza tra il candidato Democratico e quello Repubblicano è solo nella lealtà che costoro dovranno tributare a chi li avrà portati alla Casa Bianca, ed è una operazione fatta quando si era sicuri che avrebbe vinto Hillary Clinton. Ricordatevi che, tanti anni fa, una delle più grandi lobbies del mondo, la Trilateral Commission – fondata nel 1973 dalla famiglia Rockefeller quando il Presidente Richard Nixon, per pagare il debito del Vietnam, svalutò il dollaro rispetto all’oro, cancellando così gli accordi di Bretton Woods e ponendo fine alla storia del capitalismo industriale, che venne sostituito da quello finanziario, ovvero il capitalismo senza plusvalore, basato solo sull’indebitamento – aveva solo membri famosissimi e potentissimi, più un oscuro candidato al posto di Governatore dell’Arkansas, tale Bill Clinton, sciupafemmine e suonatore dilettante di sax. Vuol dire che credo alla cospirazione pluto-pippo-topolino-giudaica-massonica? No, devo deludervi. Puntarono su Clinton, vinsero, ma ebbero un Presidente debolissimo ed incapace. Credo piuttosto che alcune lobbies abbiano imparato che non devono scommettere su un candidato, ma piegarli tutti, non importa chi vinca. E stavolta la posta in palio è tremenda, proprio per la crisi globale che sta per arrivare (alla faccia delle puttanate che racconta Matteo Renzi) e per gli interessi tremendi che sono globalmente in gioco. E gli Stati Uniti commettono sempre lo stesso errore: credono che risolvere i problemi di politica interna risolva i problemi del mondo. Stanno per rimetterci tutti ancora più nei guai.

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