Lo spettacolo disgustoso offerto dal Movimento Cinque Stelle nella guerra interna per il Comune di Roma ha superato ogni mio timore. I Grillini, come gli altri partiti, se ne fregano della sostanza democratica del voto, e si accoltellano per un panino con la mortadella. Il cosiddetto Direttorio, che ha sostituito la figura di equilibrio, Casaleggio padre, vuole far firmare una carta a Virginia Raggi (che ha firmato) ed a tutti gli assessori nella quale costoro si obbligano, pena una multa di 150mila Euro, a comportarsi secondo gli ordini del Direttorio stesso. Dopodiché ora ci si scanna per il team personale della Sindaca, che non riesce nemmeno a piazzare il proprio amante nel ruolo di capo di gabinetto senza tumulti, ricatti, insulti e quant’altro. Del programma non parla più nessuno, tant’è che si chiama a fare l’assessore allo Sport un rugbista che in TV parla come un soldataccio di Salvini, ed all’ambiente una donna che lavora per Manlio Cerroni – ovvero l’uomo che il M5S considera (giustamente) il cardine del sistema corruttivo ed inquinatore della mafia dell’immondizia. Il dibattito sul bilancio annega nel pressappochismo, non appena Raggi ed i suoi (o dovrei dire “i loro”?) scoprono che le soluzioni che avevano in testa sono illegali, illegittime o semplicemente impossibili. In questa Babele di guerre da sottopotere democristiano si scopre che alcune persone chiave del team romano sono ex fascisti o comunque persone legate alla Giunta Alemanno. E non siamo ancora arrivati alla guerra nucleare, che inizierebbe nel momento in cui, con una scrollata di spalle, Virginia Raggi dovesse decidere (come fece Pizzarotti a Parma) che il Sindaco eletto è lei e che a lei spetta (giustamente) la responsabilità di tutto il cucuzzaro. A quel punto, ovviamente, il Direttorio potrebbe iniziare a tirare fuori i nomi di coloro che sono VERAMENTE alle spalle dell’esplosione e del successo di questa ragazzina, che dà sempre più l’impressione di essere una sorta di monumento al Grillismo: giovanile (non giovane), ingenua (non innocente), tignosa (non decisa), eterodiretta (non indipendente), furba (non intelligente), assetata di tutto (e non solo di potere, ma di cose più elementari ed infantili come gratificazione ed attenzione), e comunque non in grado di amministrare Roma. Ma per quest’ultimo dettaglio inutile prendersela: nessuno dei partiti in lizza, nessuno dei candidati in corsa, era meglio di lei. Se Virginia Raggi oggi è Sindaco, è perché la cosiddetta destra e la cosiddetta sinistra sono sputtanate, senza idee, senza progetti, senza onestà e senza personaggi credibili. Renzi, probabilmente, si frega le mani. A nominare il nuovo Commissario, quando in autunno Raggi farà il botto, dovrebbe essere ancora lui.

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