Se chiedete alle persone, perché vivono insieme, risponderanno “per amore”, “per abitudine”, “per i figli”, “per necessità”. A parte l’ultima affermazione, secondo me onesta, le altre sono bugie che ci si racconta per nascondere la pigrizia e la paura. Badate bene, non ci trovo nulla di male, in ciò. Dopo anni in cui si condividono paura, amarezza, frustrazione, fragilità, dinamiche varie, si finisce con l’affezionarsi alla persona che ci vive accanto, e con la quale, magari si sono generati e cresciuti dei figli quando ancora ci si conosceva poco e si era fissati soprattutto su sé stessi. Quanto alla parola “amore”, si tratta di un iperonimo quasi vuoto di significato, così come “holding” è la capofila di imperi finanziari che a volte esistono, a volte no. Nell’esperienza che ho fatto, l’amore nasconde l’attrazione sessuale, poi la paura di restare soli, poi la necessità di avere accanto qualcuno che ci dica di sì quando il mondo scuote la testa e ci dichiara fuori gioco, ci mostra che siamo stupidi. Si badi bene: mi paiono tutti motivi più che legittimi. E non mi piace chi definisce “ipocriti” rapporti di coppia che sarebbero fondati sull’amore e poi, dopo aver grattato via il grigetto del gratta & vinci, si scoprono essere altro. Non è ipocrisia, e va benissimo così. Primo: voglio vedere chi scaglia la prima pietra, come pretese Gesù. Io no di certo, sarei ridicolissimo. Secondo: le persone cambiano, noi cambiamo, e se riusciamo a mantenere attivo un contratto di convivenza, quale che sia, tanto di cappello. Poi analizzare il fatto che entrambi si sentono al sicuro perché pensano di controllare l’altro, che ci siano immense debolezze e bugie in gioco, che servono a stimolare l’autostima, anche questo mi sembra legittimo, e direi persino auspicabile. Nel darwinismo sociale della nostra epoca, se uno di noi trova qualcuno che lo fa sentire immeritatamente intelligente e capace, evviva evviva evviva! Direi, al contrario, che si impara a conoscere veramente qualcuno solo quando vive in un rapporto di coppia e ci si sente più rilassati, e magari si rinuncia ad una serie di balle propagandistiche di cui aveva si aveva avuto bisogno fino ad allora. Parlo di questo perché proprio in questi giorni sono stato confrontato con queste questioni in cinque casi diversi, ma legati a persone di cui mi preme la felicità. L’una sta cercando di staccarsi dal marito tossicodipendente, e scopre l’immensa fatica legata al restare senza partner (sola lo è sempre stata, da quando è nata, anche per colpa mia), dopo anni in cui credeva che questa situazione fosse immutabile. Costei è continuamente tentata di tornare indietro ed ha bisogno di tanto sostegno per restare lucida, e quando le dico qualcosa di brusco, pensando che sia giusto, dopo mi fa male vedere che soffra. L’altra ha apparentemente trovato la persona “giusta”, ma si sente ancora insicura, piena di vuoti. Conosco questa “persona giusta”, e confesso di provare un’immane simpatia per questo ragazzo. Quindi non sono obiettivo. Ma adesso, lentamente, questa ragazza, cui voglio un monte di bene, andrà alla scoperta dei propri vuoti, quelli che nessun partner può riempire, ed allora vedremo. Un’altra si trova ad affrontare un momento di gravissima difficoltà, e non ha un partner. Combatte, ovviamente, ma crede (erroneamente) che se avesse un marito tutto sarebbe più facile. Non è detto, anzi. Generalmente, la maggior parte dei maschi, se gli annunci di avere il colera e di avere una speranza di vita di sei mesi, e ti accosti sperando in una coccola, risponde dicendo: peccato che non ci sarò al tuo funerale, perché sarò certamente morto prima, di un male oscuro che mi divora e che i medici si rifiutano di diagnosticare, per farmi morire più celermente. Anche in questo caso io sono in difficoltà, ma minore. Le malattie hanno la capacità intrinseca di stroncare, prima che il fisico, le nostre bugie. Chi è molto malato è solitamente più onesto con sé stesso. Un’altra ha incontrato una persona, e combatte a prezzi altissimi per fingere di poterci restare insieme. L’uomo in questione risponde, naturalmente, comportandosi da infante in fase pre-anale, pretendendo la luna e, ricevendola, avendo la sensazione che gli sia stata concessa ad un prezzo troppo basso, e che quindi ora si debba pretendere di più. Questo tizio, che ovviamente non sopporto, non sa nulla di nulla, tranne di ciò he crede che serva a lui personalmente, e si meraviglia se gli altri storcono il naso di fronte al suo oceanico egoismo. In questo caso sono tranquillo. O la persona cui voglio bene si sveglia, e lo manda a cagare, oppure no, e si annulla, e quindi rimanda di una decina d’anni il proprio tracollo psichico, trascinando con sé i figli, nell’illusione tutta femminile che un miracolo sia sempre possibile, che lei sarà capace di cambiarlo, e che il sesso sia troppo ok per accettare che tutto finisca. Un’altra, invece, più fortunata, ha incontrato un uomo pragmatico, che nella sua vita ha un solo interesse. La signora in questione. E lei mi sembra per la prima volta, da quando la conosco, serena ed a volte felice. Cosa importa sapere se sia amore o solo un calesse – parafrasando Troisi? La stragrande maggioranza delle persone l’amore non lo vuole, non lo regge, non sa cosa farsene, è imbarazzato dall’intimità (non dal sesso, sono due cose molto distinte che quasi tutti confondono volentieri). Costei sta effettuando un rapido “repositioning”, cercando persone che siano compatibili con il nuovo compagno (giusto), rinunciando a tantissimi rapporti malati, ma non a tutti, assecondando le proprie paure ed il proprio affetto (sacrosanto), ed ora inizia persino a mostrare come alcune delle ambizioni propalate in passato siano state solo manifesti per farsi accettare da chi (erroneamente) si credeva superiore. Benissimo. Avendo finalmente capito che la millanteria sia lo sport popolare più diffuso dopo il mangiare, specie tra i maschi, lei vive finalmente rilassata accanto ad una persona che sto imparando ad ammirare, specie perché rappresenta la dimostrazione del fatto che si possa vivere in modo efficiente essendo esattamente l’opposto di ciò che sono io. Ci sarebbe una sesta persona, ma in questo caso sono davvero troppo coinvolto. Lei scappa. Fa bene, perché sono un cliente quasi impossibile, ed il contratto che le propongo è ancora più estremo di quello che mi aveva proposto lei, nella speranza di spaventarmi. Perché sono fuori dal tunnel, finalmente. Ora so ciò che prima soltanto intuivo: il cinema rovina le persone, in un certo qual modo, perché finisce dopo 90 minuti, esattamente quando inizia la vera vita. Oppure si decide di mettersi in scena in una soap opera, annoiandosi a morte, e divenendo isterici per qualunque minchiata. Oppure si sceglie un sequel, ma allora bisogna essere pronti al fatto che, in ogni nuovo film, il disastro da affrontare sarà peggiore, perché altrimenti gli spettatori non lo vogliono vedere. Mio nonno una volta mi disse che la famiglia nella sua forma attuale è nata dopo la scoperta della pastorizia. Animali e uomini vivono in un accordo per cui gli uomini mungono, danno da mangiare, curano, ed in cambio ottengono cibo, vita, morte e miracoli. Gli esseri umani hanno creato i recinti e lo zoo, perché a loro piace viverci dentro, e credono che sia per tutti lo stesso. Hanno ragione.

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