Per motivi professionali ho avuto la possibilità di visionare alcuni documenti interni del Gruppo Whirlpool, che spiegano il punto di vista della multinazionale sulla questione della chiusura delle fabbriche rilevate a suo tempo dalla Indesit. Sintetizzo in una frase: Indesit era un possibile concorrente, che si trovava in difficoltà, Whirlpool l’ha comprato per eliminarlo. Ha tenuto le fabbriche per vedere se fosse riuscita a farle fruttare in altro modo (prendendo anche un bell’obolo dallo Stato italiano). Non funziona, chiude. Le proteste dei lavoratori mostrano l’inutilità dello strumento dello sciopero quando la proprietà ha un vantaggio ogni volta che la fabbrica resta chiusa – ma lungi da me l’idea di accusare gli operai di qualche cosa: sono stati presi in giro e sono allo stesso tempo infuriati e disperati, ed hanno ragione. Chi ha la colpa? Lo Stato, evidentemente, perché ha fatto in modo che Indesit, che era un patrimonio tecnico ed industriale italiano, sia stato annientato in questo modo. Voi direte: ma la fabbrica non rendeva, cosa avremmo dovuto fare? Ricreare l’IRI e comprare la Indesit con i soldi dello Stato per dare uno stipendio a gente superflua per un prodotto superfluo? Evidentemente no. Ma allora si speculò sul fatto che gli investitori che venivano dall’estero venissero qui a fare beneficenza. Le aziende straniere che comprano in Italia non vengono per salvare le maestranze, ma per fare un affare: il più delle volte per cancellare un concorrente. Benvenuti nel mondo neoliberale, nel quale le vittime sono considerate colpevoli della loro debolezza. Del resto, tutte le volte che lo Stato ha privatizzato a favore di imprenditori italiani, sono usciti fuori disastri come quello della SIP e della Telecom. Lo dico da un po’: ogni volta che un asset italiano viene venduto, viene cancellata ricchezza per i cittadini italiani. Lo Stato regala la patata bollente a stranieri che poi chiuderanno (vedi le Acciaierie di Terni ma anche la telefonia mobile finlandese etc etc etc), chi è al governo in quel momento illude e raccoglie alle elezioni venture, ma poi gli introiti fiscali diminuiscono, la gente perde il lavoro e quindi i soldi per vivere, e la spirale continua, accrescendo l’indebitamento della bilancia commerciale (perché il consumatore – anche quello italiano – non è nazionalista e quindi compra senza problemi Whirlpool, chi se ne frega degli operai di Caserta). Bisognerebbe quindi fare il contrario: investire nella ricerca scientifica e tecnologica, cercare di riconvertire dove possibile e spingere per l’autogestione delle aziende che, pur capaci di sopravvivere a livello locale, hanno perso la partita a livello globale. Investire nell’industria, nella tecnologia, nell’istruzione, nella giustizia, nella sicurezza – esattamente il contrario di quanto fatto da tutti i governi dal 1994 ad oggi, non importa se a guida millimetrino-di-destra o millimetrino-di.sinistra. Fino al Governo Monti, che è stato una mannaia sul nostro Paese, ed il governo Renzi, che cerca di coniugare tutti i difetti dei governi Berlusconi e Prodi con lo stragismo economico di Monti ed ottenere, nei tempi più brevi possibili, la grecizzazione dell’Italia. Fra qualche mese, mentre la TV racconta che siamo usciti dalla crisi ed il venerdì sera migliaia di persone escono, spendono e si ubriacano in una sorta di parossismo degno dei romanzi di Nevil Shute (sono tornato a casa venerdì notte, attraversando tutta Roma, periferie comprese, e devo dire che non avevo mai visto nulla del genere), la protesta inane degli operai di Caserta verrà dimenticata. Stiamo ancora troppo bene, peggiorerà prima che qualcuno si svegli.

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