Lo scrive mio padre, Marcello Fusi, e secondo me andrebbe affisso alle porte di ogni aula di ogni scuola d’Italia, per quanto è vero e necessario: “A volte non riesco a capire il perché di queste diatribe; partiamo dal presupposto che anche i Grillini, come tutti noi, sono italiani che in maggior parte odia esserlo. I Grillini non sono la causa ma l’effetto di questo modo di essere. Cerchiamo disperatamente di trovare qualcuno che risolva i nostri problemi e, dato che continuiamo a credere ai Santi ed ai miracoli, ci rifiutiamo di pensare e soprattutto a badare ad essere buoni cittadini, rispettosi delle regole e delle leggi. Noi cerchiamo qualcuno che possa risolvere le nostre frustrazioni e antipatie lasciandoci vivere come ci fa comodo. Molti non votano e moltissimi votano contro e non a favore di qualcuno. Non chiediamo conto di programmi non risolti né attuati, preferiamo insorgere e lamentarci, per cui non facciamo altro che girare in tondo ritornando sempre al punto di partenza; non aiuta la profonda cultura mafiosa che abbiamo nel sangue: la cosca, il gruppo, la famiglia, queste sono le cose in cui crediamo. La comunità è un’idea astratta e inconcepibile; mi pare fu Kennedy che disse non chiedere allo Stato cosa faccia per te, domandati invece cosa possa fare tu per lo Stato: questa sarebbe la vera rivoluzione… Ma siamo tutti terrestri e a volte è meglio aspettare e vedere prima di giudicare, d’altra parte non possiamo fare altro”.

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