Alicia Gimenez Bartlett ha colpito ancora. Lei è famosa (come Camilleri per Montalbano) per le storie della ispettrice madrilena Petra Delicado, ma come nel caso del vecchio fumatore di Porto Empedocle, i suoi romanzi migliori sono altri. Ho amato prima di tutto “Vita sentimentale di un camionista” (1993), che raccontava l’incrocio di disperazioni inguaribili, di ignoranze insanabili, di una società sul punto di sbriciolarsi in un universo di solitudine inespugnabile. Poi ho amato “Giorni di amore e di inganno” (2008), che a mio parere è un capolavoro irraggiungibile di letteratura al femminile – intendo una letteratura che spieghi a noi ragazzi l’eroismo, i dubbi, la forza, la debolezza e la sofferenza di quattro donne sradicate, in modo che si capisca finalmente, in modo affettivo, che il sesso forte non è quello maschile. Un libro anch’esso di una disperazione totale, con un finale terribile, che pure è l’unico happy end possibile, al punto in cui la trama si era cacciata. Così ho comprato “Uomini nudi” con un misto tra trepida aspettativa e scetticismo. Possibile che possa superarsi? Nel frattempo credo che Almudena Grandes sia divenuta la maggiore scrittrice spagnola vivente (e non solo per le trasposizioni filmiche dei suoi primi libri), ma Alicia Gimenez Bartlett, anche con questo nuovo libro, si colloca tra i più grandi autori europei degli ultimi 70 anni, senza dubbio alcuno. Mentre Almudena Grandes scriveva “I baci sul pane”, per raccontarci la terribile crisi economica e sociale della Spagna di questi anni, Gimenez Bartlett, in “Uomini nudi”, la supera con una storia spietata che, all’inizio, sembra impossibile, e poi diventa man mano inevitabile. Ivan e Javier sono andati a scuola insieme. Il primo ha una madre tossica, un padre scomparso subito, una vita da gangster, mentre Javier è orfano da subito, passa la sua vita a studiare letteratura ed insegna part-time in una scuola di suore. Javier perde il lavoro, poi la fidanzata, poi tutto. Ivan lo accoglie come un fratello e lo fa assumere come spogliarellista, ed infine lo avvia ad una carriera di escort maschile. In quella vita mai assurda, ma reale e coerente, Javier incontra una donna divorziata da poco, proprietaria di un’azienda che sta fallendo, la cui figura di riferimento (il padre) è appena morta lasciandola completamente sola. Sullo sfondo la Spagna di questi ultimi anni, fatta di ansia, di paura, di fame, di rabbia, di terrore, di non saper come uscirne. Javier vorrebbe sposare la donna e smettere con “la vita”, ma il suo progetto fallirà in modo assolutamente credibile, ed il libro finirà nel sangue. In Gimenez Bartlett non ci sono eroi, tutti tradiscono tutti, tutti deludono, tutti anelano all’autodistruzione. Tant’è che col tempo ci si accorge che a guidare il libro è un narratario e narratore collettivo, che tutti i personaggi contribuiscono insieme ed in accordo alle follie sensitive di Alicia. La fine del romanzo ci lascia con un finale di speranza negato, un dolore al cuore, uno allo stomaco, ed un senso lancinante di solitudine immarcescibile e di incomunicabilità. Leggetelo, e scoprirete che nel romanzo post-borghese l’eroe è tormentato, ma soprattutto non segue alcun filo logico apparente. Ne ho trovato uno, magari sono un visionario sciocco e presuntuoso. Ma fatemi un piacere, leggetelo tutto di un fiato, e non fate caso ai miei sproloqui. Che sto tornando a coda bassa a Roma, mentre i debosciati dell’esserci continuano a smontare il nostro Paese, ed a rendere storie come quella di “Uomini nudi” una prospettiva reale della vita dopo la fine della società.

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