Ci siamo. L’esplosione è iniziata, quella che potrebbe cambiare le nostre vite, e cancellare le bugie di Matteo Renzi, la politichetta dei Grillini, Formichini, Farfallini e compagnia cantante. Se davvero ci siamo, stavolta la crisi cancellerà tutto. Come ha già scritto ieri Andrea Di Stefano: M&G Investments, Aviva Investors e Standard Life Investments hanno sospeso i loro rimborsi – ovvero non hanno più liquidità, sono tecnicamente al fallimento. Sono nomi di aziende che non conoscete, lo scommetto, ma che hanno gestito, insieme ad altri fondi d’investimento gigantesco, la bolla speculativa che, dopo il 2008, ha regalato l’apparenza di un recupero di liquidità del sistema capitalista occidentale ed ha dato a chi, tra i governanti mentiva, gli argomenti per raccontarci che la recessione stesse lì lì per finire. Alcuni dati: M&G Investments gestisce un portafoglio clienti (mondiale) di 333,9 miliardi di Euro ed ha esposizioni debitorie intorno ai 45,7 miliardi di Euro (mandg.com). In Italia M&G ha una sede a Milano, non riesco a sapere i dati delle esposizioni italiane – ma tutti gli investimenti sono stati bloccati. Aviva Investors gestisce un portfolio di 288,3 miliardi di Euro ed ha un’esposizione debitoria di 71,1 miliardi di Euro (https://uk.avivainvestors.com/). L’ufficio italiano è una delle aziende che maggiormente sostiene il mercato immobiliare. Standard Life Investments è persino più grande degli altri due, ma ha una trasparenza quasi nulla (standardlifeinvestments.com). Si regge sui contratti derivati, ma si parla di esposizioni per oltre 60 miliardi di Euro. L’ufficio italiano è uno dei principali del Dipartimento Europeo del gruppo. Questo disastro non è solo colpa del risultato del referendum sull’Unione Europea, ma quasi. Uscendo il Regno Unito dall’Unione, queste tre aziende non hanno più diritto di partecipare ai fondi di protezione, i loro investimenti fuori dalla Gran Bretagna (82,2% del totale, quindi quasi tutto) costeranno di più, la sterlina va a picco. Vogliono vendere alla sveltissima, ma nessuno compra, perché loro hanno sostenuto dei prezzi che, senza loro, sono ridicoli. Il primo effetto? Boris Johnson e Nigel Farage, gli “eroi” della Brexit, sono stati COSTRETTI a dimettersi ed a ritirarsi dalla vita pubblica. La Regina Elisabetta II ha due coglioni da far paura a un carro armato, e le persone che hanno il potere vero a Londra sono fuori di sé (giustamente) dalla rabbia e dalla paura. Se queste tre aziende falliscono, le conseguenze sono inimmaginabili: banche che non possono più pagare, mutui che non vengono più onorati, contratti commerciali e di servizi cancellati, decine di migliaia di persone che perdono il lavoro, introiti delle tasse che crollano, una recessione mondiale paragonabile se non superiore a quella del 2008 – dalla quale nemmeno siamo usciti. So bene che leggete e pensate che sono pazzo. Ma ragionate sul fatto che, improvvisamente, i capi della campagna per il “leave” e la Brexit, che avevano ottenuto una vittoria politica impensabile, sono stati fatti fuori in silenzio in una settimana. Insieme a loro si sono dimessi tutti i capi della coalizione di governo, Cameron in testa. E’ come se da noi, dopo un referendum, si dimettessero contemporaneamente Renzi, Berlusconi, Salvini, il Direttorio Grillino, ma anche Bersani e Meloni. Ragionate sul fatto che le banche italiane, il mercato immobiliare italiano, quello creditizio, quello dei servizi, traggono da queste tre aziende il 5,2% del loro intero fatturato. Mentre il resto crollerà a blocchi non appena dovessero crollare questi tre giganti. Che fare? A Londra ci stanno già lavorando, non sono completamente stupidi. Iniziano a cercare una soluzione che eviti la Brexit; una soluzione che rivaluti la bolla immobiliare, costringendo M&G, Aviva e Standard Life a vendere lentissimamente in amministrazione controllata, liquidando blocchi di dipendenti, e non tutto in un’unica esplosione; svalutano la sterlina; cercano un nuovo accordo di maggioranza su una nuova politica industriale; si battono contro il TTIP; la Regina sta programmando alcuni viaggi (ufficialmente di piacere) a Mumbai, a Pechino, ad Hanoi, a Djakarta, a Tokyo. fanno ciò che sanno, ciò che possono. Noi mettiamoci l’elmetto e prepariamoci al contraccolpo.

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