Papa Francesco è addolorato. Ma del perché, e di cosa stia accadendo, non parla nessuno. Una settimana di miliardi di chiacchiere inutili, ma nessuno ci dice di cosa si tratta. Papa Francesco dice una bellissima frase contro i preti che sono assetati di soldi e di potere, ma il contesto manca del tutto, gli basta suscitare lo psicogrillino che è in noi, e finisce lì. Dunque. Fin dal crack della Immobiliare Roma, alla fine del 19° Secolo, la chiesa cattolica è stata costretta non tanto a fare trasparenza, ma a rendere in qualche modo comprensibile il sistema di gestione dei soldi a sua disposizione. Direte: oooooh la prendi da lontanissimo. Non è vero. La conseguenza è stata la costituzione di alcune società commerciali, come la Sasea a Ginevra (annientata da Florio Fiorini etc), alcune banche locali (come la Antonveneta e più tardi la sua “figlia”, il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi e del Cardinale Paul Marcinkus e della P2), e poi dell’APSA Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, fondata nel 1967 da Papa Paolo VI sulle ceneri dello strumento responsabile del crack dell’Immobiliare Roma, la AOP Amministrazione dell’Obolo e del Patrimonio della Santa Sede, fondato nel 1880 per dividere ciò che, dopo la Breccia di Porta Pia, fosse di Cesare da ciò che fosse di Cristo. L’APSA non è però una azienda, non è una banca, non è una società, è una sorta di ministero, che nel 1942 venne separato da un nuovo istituto, lo IOR Istituto delle Opere di Religione. Riassumo. Il Vaticano è uno Stato che non batte moneta, quindi non abbisogna di una banca centrale. APSA è una sorta di holding, costruita secondo il modello delle banche centrali dei Paesi del Patto di Varsavia dopo la seconda guerra mondiale. Ufficialmente controlla tutto senza essere proprietaria di nulla. Il proprietario “vero” è Dio, mentre in Germania Est o in Romania era “il popolo”. Sicché chi amministra questo istituto fa come gli pare, il proprietario non viene mai a rompere le scatole. In questo modo lo IOR, che è una banca di commercio con l’estero, diventa un’importantissima banca offshore per svolgere i traffici più segreti ed illegali del Pianeta, perché il Vaticano non concede informazioni a nessuno. Lo IOR sarebbe persino più sicuro delle banche svizzere, se non fosse che preti e amministratori, ogni tanto, hanno rubacchiato ai clienti. L’occasione non fa solo l’uomo ladro, ma anche l’angelo, il cherubino o il loro rappresentante in terra. L’unico Papa che cercò di fermare questo, Giovanni Paolo I, finì sotto terra prima di poter fare qualcosa. Del resto Albino Luciani, prima di divenire Papa, aveva combattuto aspramente da banchiere cattolico le illegalità della Banca Antonveneta e del Banco Ambrosiano. Sapeva di cosa si trattasse. opo la sua morte nel Vaticano hanno comandato l’Opus Dei e la P2. La prima è un’organizzazione del fondamentalismo cattolico speculare alla Loggia massonica di Licio Gelli. Fino alle lotte di Papa Ratzinger, che aveva cercato di fermare Tarcisio Bertone ed altri prelati ricchissimi e potentissimi che hanno fatto per decenni i loro porci comodi con i soldi della comunità dei credenti. Benedetto XVI ad un certo punto non ce l’ha fatta più, si è dimesso (la pressione deve essere stata terribile) e si è preceduti alla elezione di Papa Francesco. Bergoglio ha fatto le seguenti cose: ha mandato in galera tutte le canaglie conclamate, o per lo meno le ha rimosse dai loro incarichi, ha iniziato i procedimenti per la chiusura dello IOR; l’8 luglio 2014 ha tolto molte competenze all’APSA ed ha costituito una Segreteria di Stato per l’Economia. Ha aderito al FATF ed ha fondato una FIU Financial Intelligence Unit, ovvero un’unità di investigativa indipendente che passa il tempo a controllare dall’interno gli affari opachi del Vaticano, guidata da René Brühlhart, che prima di questo incarico è stato uno degli eroi del profondo mutamento fatto dal Liechtenstein tra il 1999 ed il 2009, quando era a capo della FIU di Vaduz. Ma non basta. La FIU non è un ufficio inquirente, non può incidere veramente nel tessuto canceroso della chiesa. Per questo motivo il Papa istituisce la Revisione Generale dello Stato Pontificio, che viene posta SOPRA all’APSA ed allo IOR e viene diretta da LIbero Milone, un ex capo della Deloitte che ha una fama solidissima di persona per bene, che ha il dovere di controllare il bilancio dello Stato – una cosa che nemmeno Giuda Iscariota aveva mai tentato. Ebbene, cosa succede? Luigi Bisignani, ovvero uno dei leader più famosi della P2 (un “pluri-inquisito”, come dicevamo ai tempi di “Mani Pulite”, comunque un piduista che lancia messaggi e tesse intrighi) annuncia sul quotidiano “Il Tempo” (guarda che combinazione) che qualcuno è entrato nel computer di Liberio Milone ed ha rubato dati per ricattare qualcuno. Questo è ciò che è accaduto. Una corrente della Corte del Re, che si riconosce nel vecchio piduismo gelliano ed in quello moderno renziano, annuncia (ed incolpa) l’Opus Dei di aver rubato dati per ricattare qualche altro membro della Corte. Ora si dice che si trattava di minchiatine che sono state donate a dei giornalisti per scrivere due libri. Mannaggia al Pinguino Belisario di zecchiniana memoria (“sai che missile sarà”), ma come è possibile che tutti credano a questa cosa? Ma pettiniamo tutti le bambole sfuggite a Pierluigi Bersani? Cosa bisogna credere, invece? Naturalmente non ho la verità in saccoccia, ma solo le briciole delle mie colpe pantagrueliche. Forse qualcuno manda un messaggio sul fatto che a Milone non lo faranno lavorare. Forse qualcuno fa la forca all’Opus Dei. Forse siamo ancora nella strategia anti-Papa che si è sviluppata durante tutto il Sinodo. Forse. Ma vi prego, cerchiamo tutti insieme di apparire meno cretini di come la stampa (di regime? di mangime?) ci fa. La chiesa è una forza vecchia di duemila anni, solidissima, non vi albergano attorucoli da soap opera come gli odierni urlatori della politichetta italiana. Giovanni Falcone le definirebbe “menti raffinatissime”. Loro. Noi no.

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