Nell’ampio spettro dell’offerta musicale per dislessici, ripetenti cronici, analfabeti di andata e ritorno, ignoranti e massimalisti del sincretismo totale, avevo capito che Ligabue fosse un Fabrizio De André per babbei, che Laura Pausini fosse una semplificazione aritmetica tra Mina, Orietta Berti e Raffaella Carrà, che Vasco Rossi copra, col suo delirio onusto lo spazio che, tra noi intellettuali, coprivano i grandi cantautori francesi. Mi sembrava di aver compreso che Gigi D’Alessio e Checco Zalone servissero ad equilibrare la scomparsa della scuola milanese dei Gufi e del Clan, armonizzandola con Tenco, Nilla Pizzi e Giuliano Tajoli. Insomma, nel mondo creato da Caterina Caselli, che ha trasformato la musica italiana in mangime per Polli d’Allevamento (una canzone indimenticabile di Giorgio Gaber e Franco Battiato), tutto viene semplificato. Zucchero fa le cover e le nasconde, Elisa è la contrazione di Rosanna Fratello, Marcella Bella, Marisa Sannia e vattelapesca quante altre. Ma finora mi ero chiesto: e i Negramaro? Voglio dire: i loro testi di offensiva idiozia, che restringono a 200 lessemi ed alla cancellazione della grammatica strutturale che era stata felicemente introdotta da Eros Ramazzotti, a chi parlano? Oggi alla radio ho ascoltato una loro intervista ed ho capito: al popolo degli irrequieti che, ai tempi dell’alfabetizzazione, ascoltava Francesco Guccini. Spiegano che la rivoluzione sta arrivando, ed è nel sogno, nell’assenza. Negramaro, insomma, riprende il progetto subliminalmente politico di Manu Chao (alabim alabim alabim bum bam, I am the King of Bongo baby), che non avevo mai capito, e lo unisce alla straziante epopea dell’allitterazione di Umberto Marzotto (“Tirami fuori Alfredo dal frigo”). Oggi, per me, Negramaro è la punta di diamante del movimento che definisce l’intelligenza fuorilegge, la semantica una cosa che si mangia col peperoncino, la cultura una pericolosa e fuorviante malattia – che per fortuna sta per essere debellata. L’Ultima Thule, Francesco mio, non è il tuo ultimo disco, ma l’esistenza di orrori quali Modà e Negramaro.

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