Mentre noi stiamo a discutere di minchiate, in Africa e nel resto del mondo si consumano due guerre decisive per i prossimi cento anni, importanti almeno come la guerra sull’energia di cui ho parlato poco tempo fa. Una è quella dei diamanti, ma ne parlerò un’altra volta, l’altra è quella dell’agricoltura estensiva. Al mondo ci sono pochissime aziende in grado di acquistare milioni di ettari, grazie al ricatto delle sementi transgeniche e dei fertilizzanti più avanzati: Monsanto e DowChemicals negli Stati Uniti, Bayer e Basf in Germania (che però non lo fanno), ChemChina a Pechino e Syngenta (nata dalla costola della multinazionale chimica Novartis) a Basilea. Tra intrighi ed inghippi, truffe ai anni dei dipendenti ed offerte “che non si possono rifiutare” a contadini medievali e governi preistorici, queste aziende stanno annientando l’agricoltura del Paesi “in via di sviluppo”, e di conseguenza annienteranno anche la nostra. Syngenta è in vendita, e non si sa nemmeno perché, sicché la concentrazione del potere di ricatto andrà avanti verso l’esistenza di una sola multinazionale del cibo. Syngenta la voleva comprare la Monsanto, la più grande di tutte, ma il governo svizzero si è messo a pestare i piedi, ed ora sembra che a comprare potrebbero essere i cinesi. E noi qui a litigare su questioni di clericalismo spicciolo. Personalmente credo che Matteo Renzi se ne freghi se la legge sugli omosessuali vinca o perda. Grazie a questa cosa ha guadagnato un mese in cui ha fatto passare i seguenti tre messaggi subliminali e bugiardi: che lui a Bruxelles si batte solo contro tutti per la dignità italiana; che l’aumento della disoccupazione sia figlia del disfattismo dei risparmiatori che si rifiutano di spendere a casaccio; che salvare le grosse banche sull’orlo della bancarotta a causa delle speculazioni assurde sui derivati con i soldi della gente aiuterà tutti a vivere meglio. Vi ricordo che l’unico settore italiano che cresce sia l’agroalimentare. La questione della Monsanto e di Syngenta è una questione centrale di cui facciamo finta di non accorgerci.

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