La situazione economica in Francia è peggiore della nostra, in linea di principio. Ma le scelte fatte per uscirne sono completamente diverse da quelle del Governo Renzi. Ho detto diverse perché non saprei dire se sono migliori, e mi creano un conflitto di coscienza. Per questo motivo ve le sottopongo, per capire cosa ne pensiate. Le grandi industrie come Bouygues, Alcatel, Peugeot etc non vendono più. Per loro i mercati europei sono chiusi, perché queste aziende non sono competitive né in prezzo né in qualità. Vendono in Cina, ma mai come i tedeschi, gli italiani e gli americani. Sicché, a partire dalla crisi dei crediti subprime del 2008, il governo Sarkozy prima e quello Hollande poi (nonostante siano apparentemente di segno politico opposto) hanno intensificato la politica neocoloniale. Anche l’Italia ha una politica neocoloniale, che consiste nel corrompere qualche funzionario locale (Congo, Etiopia, Eritrea, Vietnam) e costruire, peraltro con il supporto di denaro pubblico italiano, attraverso la SACE o i programmi di aiuto allo sviluppo, infrastrutture e progetti di estrazione mineraria o petrolifera. Gli Stati Uniti pagano un warlord ed in cambio acquistano a prezzi stracciati risorse naturali di contrabbando e vendono le proprie armi. La Germania corrompe funzionari locali, concede prestiti vincolati all’acquisto di beni tedeschi, e poi va giù a battere cassa. La Cina firma contratti quasi onesti di cooperazione, ma poi manda giù i propri dipendenti e fa tutto con mezzi propri, dei locali non si fida e non crea nessun indotto. La Francia invece manda l’esercito e spara in prima persona. In Libia, in Ciad, in Sud Sudan, nella Repubblica Centrafricana, in Costa d’Avorio, in Senegal, in Benin, in Togo, in Gabon, in Congo DRC, in Tanzania, in Camerun, in Ruanda, in Uganda – persino in Somalia e (ovviamente) Gibuti. La Francia, con il proprio esercito, difende il governo locale, più o meno democraticamente eletto, e gli arma ed addestra l’esercito nazionale, la burocrazia locale, l’intero sistema logistico. Esiste una rotta fondamentale per chiunque faccia affari con quelle zone – specie se legati al contrabbando di materie prime. Una rotta che parte da Port Suez, da Port Sudan, dal Porto di Berbera, da Gibuti, e che attraversa il Sud Sudan e raggiunge il Rio Congo ed il Lago Tanganica – ovvero i centri mondiali più importanti per il traffico di risorse naturali: diamanti, oro, uranio, tantalio, argento, ferro, carbone, cobalto, tungsteno e via di seguito. La Francia costringe i governi locali a dare alle proprie aziende (in primis i gruppi Bouygues e Bolloré) i contratti di costruzione per le infrastrutture, la gestione di porti, ferrovie ed aeroporti, i contratti per la sicurezza di queste strutture, i contratti assicurativi e di garanzia bancaria, la gestione dei diritti di navigazione, i contratti di fornitura di armi. In cambio la Francia promette, con il proprio esercito, di portare la pace in territori immensi in cui la pace non c’è mai stata. Proprio in queste settimane le aziende francesi (insieme a partner filippini e cinesi) completano il porto di Kasumbalesa, quello di Matadi e quello di Lekki (in Nigeria). Quando questi saranno completati, Bolloré e le altre aziende francesi controlleranno oltre il 40% del commercio dell’intera Africa centrale ed avranno la supervisione sui commerci dei Paesi arabi e della Cina sugli stessi territori. In cosa consiste la “pace” dei Francesi? Nel mantenimento di una tregua armata con i warlords locali (ed il loro coinvolgimento nell’economia ufficiale, pur mantenendo gli eserciti privati), nello sfruttamento della schiavitù, nella cancellazione del controllo (spesso ipotetico) dei governi africani sul loro territorio nazionale, nella costruzione di un sistema di corruzione che va dal Capo di Stato al Capo tribù ed al Sindaco di un villaggio sperduto nella jungla. Insomma una cosa che fa a pugni con il nostro concetto di moralità. Per giunta, questo sistema non funziona sempre, basta vedere cosa abbia combinato Parigi facendo ammazzare Gheddafi. Uno dei risultati ovvi di questa politica è che il prezzo delle materie prime e dei prodotti agricoli crolla ovunque, perché improvvisamente ce ne sono a disposizione quantità immense a costo praticamente equiparabile a zero, e quindi i Francesi, cercando di salvare sé stessi, contribuiscono a peggiorare la recessione nei Paesi dell’Unione Europea. E non è tutto: questa politica ha portato velocemente alla transumanza di milioni di africani che, disperati, ora vogliono venire a vivere in Europa piuttosto che morire a casa propria. Di converso, ci sono sempre più francesi, belgi, danesi, olandesi, israeliani, libanesi, cinesi, indiani, che vanno a vivere in Africa, dove hanno un futuro assicurato. Al contempo la Francia, alla guisa dei tedeschi, sposta il proprio debito, con i suoi contratti capestro, dal bilancio francese a quello dei paesi africani. Noi italiani, invece, puniamo i dirigenti dell’ENI perché hanno corrotto il governo del Congo Brazzaville. Quando ragionate sugli immigrati, pensate a queste cose, guardate alle cose con uno sguardo più vasto, non limitatevi alla ferocia primordiale di Matteo Salvini ed alle bugie di Matteo Renzi.

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