Per coloro che non avessero mai sentito nominare Gian Trepp, si tratta (a mio parere) del più importante storico dell’economia svizzero. Oltre ad essere stato un grande commentatore politico ed un precursore del giornalismo investigativo (paziente maestro di uno come me, scolaro sbruffone e caotico), ha scritto alcuni libri fondamentali, come la storia della Banca per il Regolamenti Internazionali di Basilea un’opera fondamentale tradotta in tutte le principali lingue del mondo, giapponese incluso) e “Swiss Connection”, che nel bel mezzo di Mani Pulite fece l’elenco di tutti gli svizzeri coinvolti nella rete di corruzione internazionale che veniva in quel momento portata alla luce in Italia. Come me, oggi, Gian rabbrividisce leggendo ciò che viene scritto sui Panama Papers – perché quelle cose lì noi le dicevamo, sudando sangue e rischiando gravi conseguenze giuridiche, trenta anni fa. Gian Trepp, oltretutto, è stato il primo a parlare del pericolo dei derivati. Ne scrisse nella seconda metà degli anni ’80, quando nessuno ne aveva mai sentito parlare e molti lo presero per matto. All’esplosione della crisi dei subprime, nel 2009, Gian era uno dei pochissimi che fosse in grado di spiegare cosa stesse succedendo, perché quella crisi lui l’aveva preconizzata per iscritto con 20 anni di anticipo. Gian ha scritto nei giorni scorsi un articolo fondamentale che mi sono permesso di tradurre in italiano: “Così cambiano i tempi. quando un giornalista, 25 anni fa, si presentava al Tages Anzeiger (il più grande quotidiano svizzero) offrendo una storia scabrosa sul faccendiere, ufficiale carrista, trafficante di armi, diamanti e tabacco di nome Ulrich Kohli e sulle sue relazioni pericolose d’affari con il trafficante internazionale John Bredenkamp, il caporedattore ti diceva: vai alla WoZ, al settimanale sfigato che scrive sempre di storie di sinistra e di gangster incredibili. Oggi quello stesso Tages-Anzeiger parla di Kohli come di “un avvocato al servizio del traffico d’armi” e lo mette alla gogna. Persino Mossack y Fonseca, secondo il quotidiano zurighese, tratta Kohli come “una patata che scotta”. Siamo d’accordo che, comparato a nomi come Putin e Poroshenko e molti altri sospettati famosi, quello di Kohli importa pochissimo. Ma l’attacco frontale portato contro di lui e contro tanti avvocati d’affari elvetici dal Tages-Anzeiger e dal suo maggiore concorrente, la NZZ Neue Zürcher Zeitung, mostra per la prima volta quel tipo di occupazione professionale come una cosa sporca da mettere all’angolo. Bisogna perö chiedersi a chi faccia comodo questo. Chi è che approfitta del fatto che tutta la stampa mondiale (in una contemporaneità straordinaria) decida di denunciare gli affari di Mossack y Fonseca e di tutti gli altri operatori offshore come mariuoli che operano sul sottilissimo confine tra legalità e illegalità? A mio parere il maggiore beneficio lo trae FINTECH, ovvero la progressiva digitalizzazione dell’intero sistema finanziario mondiale. La distruzione del sistema offshore darà una spinta decisiva in favore dell’affermazione di Fintech, ovvero allo sviluppo dell’interscambio digitale di denaro anonimo, perché svolto principalmente in una valuta fittizia. Basta che uno dei sistemi già lanciati ed affermati come Bitcoin, Ethereum ed altri simili raggiunga un numero sufficiente di clienti a livello mondiale, ed ecco che le società offshore con la casella postale elettronica diventeranno di colpo superflue, perché per garantire l’anonimato dei pagamenti, che oggi viene fatto costruendo strutture di tre o quattro scatole cinesi incastrate l’una dentro l’altra, non sarà più necessaria”. Aggiungo una brevissima spiegazione. Già oggi esistono piattaforme internet sulle quali puoi scambiare denaro in gettoni. Quei gettoni li puoi pagare sul conto di un altro cliente del sistema Fintech, e poi trasformarli nuovamente in moneta sonante, ad un prezzo bassissimo. Nel momento in cui ad offrire Bitcoin non saranno più oscure società siberiane o truculandesi, ma banche di reputazione mondiale, per evadere le tasse e spostare cifre immense basterà usare quel sistema, assolutamente legale, e l’intero mondo offshore finirà in un minuto. Da quel momento in poi morirà anche il capitalismo finanziario come lo conosciamo oggi, così come nel 1973 morì il capitalismo industriale. Siamo alle soglie di una rivoluzione immane e di cui non possiamo sapere gli effetti, se non per il fatto che arriva in un momento in cui l’economia mondiale, esaurita da 25 anni la globalizzazione, sta implodendo. Mettetevi l’elmetto, ci sarà turbolenza, altro che cazzatine come la Banca Etruria o il (pernacchia) jobs act.

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