– Ci sono dei film che dovrei smettere di vedere. “Alice’s Restaurant” è uno di questi. L’ho amato da ragazzino perché mi mostrava la vita che avrei voluto avere. L’ho amato da adulto perché mi mostrava la solitudine e lo sfacelo di quella vita che il fato mi aveva evitato di vivere. Lo amo ancora di più oggi, con il dolore e la disperazione di una vita passata a sognare qualcosa che non ci sarà mai ed a vivere la mia incapacità di uscire dal sogno. Ma ora che il sogno è tramontato, che fare? Ora che l’autunno meraviglioso che ha accompagnato tutte le mie speranze si è trasformato in un inverno di tranquilla disperazione? Ora che vedo di non aver mai imparato a vivere, ma solo a lavorare e a sognare? Nel mondo nuovo che sta nascendo, a cosa serve uno come me? Mi sento come Alice, sola, sui gradini della chiesa, dopo che gli invitati al suo matrimonio se ne sono andati. Una delle scene più tristi che abbia mai visto. La festa del Ringraziamento, che è il punto più allegro del film, l’ho avuta quasi cinque anni fa. E ora?

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