Il movimento contro la globalizzazione, che oramai tanti anni fa si infranse contro la Polizia durante il massacro della Scuola Diaz di Genova, aveva partorito un dubbio, che si è dimostrato tragicamente vero. La democrazia non solo resta incompiuta: l’aumento della complessità della vita, della società e dell’economia, rendono necessaria una crescente professionalità e consapevolezza da parte di chi gestisce la cosa pubblica. Ma gestire la cosa pubblica è cosa che si fa con il consenso di chi vota, la cui preparazione, comparata alla complessità, non fa che decrescere. Già allora, Agnoletto e Casarin formularono le due strade che si aprivano di fronte al mondo, come testimoniato dalla presa del potere di Silvio Berlusconi e dalla conseguente berlusconizzazione di tutti i partiti, specie quelli della supposta opposizione, che si concretizzò con la fusione tra DC e PCI e, quindi, la fine della dualità che aveva ottenuto tanti risultati positivi negli anni del Dopoguerra. Le strade erano: o si lascia decidere al popolo, e questo voterà sempre più chi presenta programmi superficiali, populisti, inefficienti e controproducenti; oppure si lascia votare solo chi possiede un certo grado di preparazione, il che significa la fine della democrazia ed il ritorno del Medioevo. L’avvento dei social networks ed il velocissimo deteriorarsi dell’economia globale, della socialità umana, della disparità tra ricchi e poveri ed il deterioramento quasi irreparabile del Pianeta Terra, hanno accelerato la degenerazione del sistema, senza che nessuno abbia nemmeno affrontato questo dubbio. Il risultato, come già temevano i Greci oltre duemila anni fa, è la oclocrazia, ovvero la dittatura delle percezioni sensoriali delle masse, scevra da ogni cognizione di causa, ogni consapevolezza, ogni direzione, ogni soluzione, ogni socialità. Un individualismo cieco, superficiale, stolido e suicida si è impossessato delle menti della stragrande maggioranza dei cittadini, e l’impressione è che le prossime generazioni stiano ancora peggio. Contemporaneamente, il patto sociale, stabilito duecento anni fa dalla dottrina Bismarck, è morto. Lo Stato non garantisce più nulla, se non alcuni posti di lavoro superflui e la sopravvivenza della burocrazia. La Lega Nord è la massima espressione di questa distruzione della società. Lo Stato non garantisce l’istruzione e la cultura, anzi combatte queste forme di socialità come superflue; non garantisce la giustizia, perché Salvini ha dimostrato di essere personalmente al di sopra delle leggi, e ripete che il suo potere “ex legibus solutus” è giustificato dal consenso popolare; i cittadini non sono più difesi dalla Polizia, ma devono armarsi e sparare da soli, mentre chi delinque, nel caos della giustizia e nell’indebolimento della Polizia, la criminalità (difesa come unica fonte di plusvalore e quindi di ricchezza economica) fa come le pare. I problemi non vengono più affrontati, ma si gioca a scaricare le responsabilità su altri e si rinuncia alle scelte, specie se impopolari – e questo vale oramai per tutti i partiti, senza esclusioni. Nella oclocrazia, il problema della crisi economica non viene affrontato, ma si promettono regali al di fuori di ogni ragionevolezza; il problema dell’integrazione non viene affrontato, ma si promette violenza contro gli stranieri; il problema della crescente solitudine non viene affrontato, ma viene proposto che ogni cittadino si metta a spiare gli altri; se la giustizia non funzione, e questo compromette la funzionalità dello Stato e dell’economia, vengono abrogati i controlli. La oclocrazia non c’era mai stata, finora, e secondo Polibio è la forma finale della civiltà, prima dello sterminio attraverso una grande guerra. “Finché sopravvivono cittadini che hanno sperimentato la tracotanza e la violenza […], essi stimano più di ogni altra cosa l’uguaglianza di diritti e la libertà di parola; ma quando subentrano al potere dei giovani e la democrazia viene trasmessa ai figli dei figli di questi, non tenendo più in gran conto, a causa dell’abitudine, l’uguaglianza e la libertà di parola, cercano di prevalere sulla maggioranza; in tale colpa incorrono soprattutto i più ricchi. Desiderosi dunque di preminenza, non potendola ottenere con i propri meriti e le proprie virtù, dilapidano le loro sostanze per accattivarsi la moltitudine, allettandola in tutti i modi. Quando sono riusciti, con la loro stolta avidità di potere, a rendere il popolo corrotto e avido di doni, la democrazia viene abolita e si trasforma in violenta demagogia” (Polibio, Le Storie, libro VI, cap. 9, nella traduzione italiana di Carla Schick, Mondadori 1955, volume II, p. 98). Appunto.

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