Si ragiona sull’impegnarsi in politica, che sarebbe così necessario. Va bene, ragioniamoci su, e cerchiamo di capire di cosa si tratta. La politica è il metodo per trovare compromessi per risolvere questioni di interesse generale al di là degli interessi dei singoli, per il bene della collettività. Più diviene complessa la realtà, più complesse sono le soluzioni, più variegati i punti di vista, specie se a discutere si incontrano competenze ed esperienze diverse. Nel passato, per semplificare il tutto, esistevano dei partiti radicati idealmente ed ideologicamente. Mi spiego: se eri dell’opinione che solo con l’abolizione della proprietà privata si sarebbe ottenuta la pace e la prosperità, allora ti iscrivevi al Partito Comunista (semplifico! semplifico!) ed all’interno di quel partito, discutevi e cercavi un compromesso con impostazioni e prospettive differenti. Se eri dell’opinione che il libero mercato fosse una forza neutrale ed “intelligente”, allora ti iscrivevi al Partito Liberale. Se eri dell’opinione che l’essere umano fosse troppo stupido per ragionare con la propria testa, ti iscrivevi all’MSI o alla DC, a seconda del tuo livello di pragmatismo (semplifico! semplifico!). All’interno di questi partiti, esistevano dei sistemi piuttosto rigidi di selezione e preparazione dei quadri. Io sono passato per la Scuola Quadri di Ariccia del PCI, e poi per la Federazione Giovanile del PRI, ed è lì che ho imparato tantissimo, tutte cose che servono per interagire con persone di altri partiti e con la burocrazia. Ho imparato a leggere un bilancio, a scrivere una delibera o una proposta di legge, a capire i testi della pubblica amministrazione, ad usare i dati del CENSIS e dell’ISTAT, a capire la differenza tra una cooperativa ed una società di capitali, tra una banca ed una finanziaria, tra onshore ed offshore. Quando ho iniziato a fare del giornalismo di ricerca, tutte queste cose sono servite tantissimo e mi hanno fatto da bussola in situazioni in cui brancolavo nel buio. Dopodiché è arrivata la Caduta del Muro, l’inchiesta Mani Pulite, l’era Berlusconi, e tutto è cambiato. Il mondo da cui provengo è morto, non ne esiste più nemmeno la memoria, ma solo i fantasmi che vengono evocati da diverse parti per giustificare divisioni lobbystiche che non hanno nessuna ragione di esistere, se la prospettiva è il bene comune, ma si tratta solo dell’organizzazione di interessi particolari in bande armate, che per giunta pretendono di avere l’aggettivo di “democratiche” e si aspettano il sostegno attivo della popolazione, Una popolazione che è sprofondata nell’egoismo più becero, infantile, volgare, ignorante, cieco, vittimista, autoreferenziale e patetico che si possa immaginare ed è disposta anche a morire per evitare tre pericoli: di dover acquisire consapevolezza, di dover rinunciare ad una pigrizia catestematica, di dover essere responsabile di qualsivoglia scelta. Un mio amico d’infanzia, Fabrizio Caccetta, in una discussione, qualche giorno fa, mi insultava dandomi dell’intellettuale. Come accadeva nella Germania di Hitler. Capire è fuori moda, bisogna dare sfogo alla rabbia, segno di sincerità e di onestà (dicono costoro). Il sonno della ragione genera mostri, dico io. L’analfabetismo di ritorno è divenuto accettabile ed un segno di purezza, il pragmatismo è stato sostituito dalla pura estetica e da una bramosia di sangue (altrui) che ci riporta indietro di secoli – un’estetica dell’ignoranza e della vendetta, che non ha mai come obiettivo la soluzione dei problemi, ma solo “l’identificazione del nemico”. Uso quest’ultimo termine (mutuato da Lotta Continua) volutamente, perché a mio parere il seme di questo nuovo nazismo interiore, che divora l’anima dei cittadini europei, proviene dal semplicismo con cui la sinistra extraparlamentare ha tentato di dare una spallata alla politica negli anni tra il 1966 ed il 1989. Una spallata terribile, estetica ed estatica, data da ragazzini che berciavano al tepore di una democrazia salda e di un benessere crescente, e che ha avuto come conseguenza l’orrore in cui viviamo oggi. E veniamo al punto. Impegnarsi in politica. Per farlo ci vorrebbe un partito. Ovvero un’organizzazione che abbia a cuore il bene comune, che viva della propria dialettica interna, che prepari i propri quadri, che stemperi le ambizioni personali in una lotta tra impostazioni, interessi, opinioni, correnti, tutto. Una forza che abbia una risposta coerente per ognuna delle grandi questioni: la crisi della democrazia, la crisi dell’economia, la crisi dell’istruzione, la crisi del lavoro, la crisi dei rapporti interpersonali, la crisi della giustizia, la crisi dell’interscambio culturale e religioso, la crisi ambientale la crisi industriale, la crisi probabilmente irreversibile degli Stati Nazionali, la crisi della pace come valore assoluto. Il PD e Forza Italia, che sono speculari, sono gruppi di potere monocentrici, in cui persone che in altri tempi sarebbero state fatte fuori con l’accusa di culto della personalità, rappresentanti di poteri invisibili e certamente non democratici, si fanno i fatti loro con arroganza e spietatezza, perché hanno percepito che la situazione sia talmente grave da rendere l’assenza di concertazione accettabile. Chi non è d’accordo si fa il suo partitino satellitare e spera di ottenere un paio di posti al tavolo in cui si mangia in virtù di prese di posizione ondivaghe, spesso pretestuose, e comunque monotematiche. Nessuno dei satelliti del PD ha una proposta complessiva per l’Italia, si accontenta di far secco Matteo Renzi (giustissimo!) e tutto questo insieme di decisioni antisociali e bugie sull’economia che stanno rincoglionendo il cittadino medio e lo portano alla follia ed alla nostalgia per il distruttivismo fascista, nazista, grillino, leghista. Muoia Sansone con tutti i filistei. La Lega Nord si è trasformata: era una forza, profondamente corrotta, di un movimento razzista legato alla differenza economica e sociale tra Nord e Sud – una diversità cancellata dalla crisi degli ultimi dieci anni. Insieme a Forza Italia, la Lega Nord è riuscita a far accettare l’idea che bugie clamorose e folli possano essere dette in pubblico, insieme a posizioni di violenza brutale e cavernicola. “Libero” è il simbolo della bugia personificata. Il messaggio é: non è vero ma ci crediamo, ed esigiamo sangue. Essendo il primo partito che abbia puntato sull’analfabetismo, spesso il contenuto dei titoli è diverso da quello dell’articolo corrispondente. Vale tutto. Dopodiché c’è Fratelli d’Italia, ovvero un movimento, appoggiato ai neofascisti di Casapound, che chiede il ripristino violento di valori di razza e patria a prescindere dalla loro funzionalità. Ma, diversamente dagli altri partiti di destra, Fratelli d’Italia ha una base ideale, ideologica e democratica, che i suoi concorrenti non hanno. La signora Meloni cerca, ben al di là delle proprie capacità, di essere ragionevole. Il guaio è che dietro di lei c’è l’orrore antidemocratico, altrimenti il suo obiettivo politico sarebbe comprensibile ed apprezzabile per un come me – anche se non condivisibile. Per capirsi: io non avrei problemi a discutere di qualunque cosa con la signora Meloni. Con Matteo Renzi e Matteo Salvini non saprei di cosa parlare. Dopodiché ci sono i Grillini: un movimento che considera la democrazia una malattia da estirpare (ed infatti si regge su un’ecclesia medievale, organizzata in modo dinastico e sul vassallaggio), che considera il compromesso il male, la collaborazione un segno di debolezza, il pragmatismo una parola di 11 lettere incomprensibile di un cruciverba di Bartezzaghi padre, la soluzione dei problemi un dettaglio irrilevante e fastidioso, il bene comune una zozzeria, la competenza un legaccio insopportabile, l’efficienza una parolaccia, l’onestà uno slogan dietro il quale si nascondono alleanze con il crimine organizzato, ruberie, corruttele, violenza pura. Nel M5S chiunque si azzardi a fare politica viene espulso e trattato come un appestato. Credere obbedire combattere. All’inizio i M5S sosteneva di essere il rappresentante dell’onestà. Oggi è patetico ripeterlo, e quindi il mantra è: qualunque sconcezza noi commettiamo, gli altri sono peggio. Il che non è vero, ma alcuni ci credono – coloro che non hanno mai voluto capire la realtà, che ritengono il “pensare” una cosa faticosa e da evitare. ma che soprattutto vogliono NON ESSERE RESPONSABILI di ciò che accade. La colpa è sempre altrui. Persino nel casino iperbolico creato da Raggi e la sua banda di colletti bianchi mafiosi, la colpa è sempre altrui, e ci si organizza come Hitler, usando i clan criminali come forza d’urto militare contro chi protesta. La corresponsabilità attiva e consapevole è il fine ultimo dell’attività politica. Lo so che sono parole nuove e sconosciute per tanta gente, ma è così. I Grillini protestano per la legge elettorale (che ritengo una porcata), ma mi fanno ridere. Cosa vogliono? Una legge che dica che chi arriva primo, anche con il 25% dei voti, si prende il 66% del Parlamento? E’ questo che ritenete giusto e democratico? Mi fate schifo e paura. Ho sentito Giggino Di Maio parlare di Euro alla trasmissione TV di Floris. Cambiava posizione ogni cinque minuti, e diceva: io. Non Noi. Io. Quel ragazzino viziato, ignorante, incapace e violento non rappresenta nessuno, è un nominato. Lui sì che è un nominato. Impegnarsi in politica? Certo, per fermare la feroce dittatura di tipo venezuelano che sognano i Grillini. Ma con chi? Per fare cosa? Vi accorgerete che non ho menzionato i Radicali. Eppure, negli ultimi anni, ho condiviso campagne come RomaSiMuove, cui ho partecipato attivamente. Ho sognato di poterli votare. Ma nel frattempo anche loro sono cambiati. Dalla Vedova, Bonino, e di più non mi va di dire, che moltissimi militanti mi sono davvero simpatici, a livello umano. Mi piacevano persino come Armata Brancaleone. Come sottomarca economica di una corrente del PD, però, mi sembrano una presa per il culo triste. Ed ora?

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