Potremmo stabilire, scientificamente, che Gigi D’Alessio sia il punto crioscopico del liquido cerebrale. Sottoposti alla musica di questo cantautore napoletano, gli Umani normali divengono cerebrolesi a causa del congelamento delle sinapsi. Grazie al progresso della scienza detta imbecillogia nucleare, oggi molte persone sono in grado persino di andare oltre Gigi D’Alessio. No, non parlo di Baustelle e Vasco Rossi, che sono sottilmente al di sopra del Grado Zero Gigico, e nemmeno di Ligabue, che evanesce come alcool denaturato e, pare, non ha temperatura, né contenuto, né melodia, ma solo meccanico ridondare di frasi di Fabio Volo recitate da un imitatore tossico di Scialpi o Filipponio (no, non siamo ancora a Povia, quello sta sotto il Punto Zero Gigico, ed è orgoglioso di starci, ce la mette tutta, lo fa apposta per essere contro qualcosa e, non capendo una sega di nulla, va contro natura). Ma quindi, ora che la scienza ci permettere di andare oltre il Punto Gigico, cosa inventeranno? In radio pulsano conati di un brano prodotto a costi pazzeschi, pieno di effetti sfarzosi, microscopiche citazioni, una cura dei dettagli che sfocia nel fanatismo, una cosa che sembra una delle tante cover cui Zucchero da millenni appiccica un testo scemo per fingere di averla scritta lui. Ascolto rapito, obbrobre, esecrante, agghiacciato – e vedo che sto superando il Punto Zero Gigico. Dannazione, ce l’hanno fatta. Mannarino, ecco l’unica cosa che sia stata inventata, che sia monotona più di Ligabue, risciacquatura di piatti sporchi più di Zucchero, testi più stupidi di Umberto Marzotto (“Tirami fuori Alfredo dal frigo”), messaggio più drogato di Vasco. Con Mannarino abbiamo raggiunto lo snobismo del coglione, lo scemo con la puzza sotto il naso, il coatto soddisfatto, costruito con una produzione milionaria, propinato come il grande orrore post Gigi D’Alessio. “Babalù”. “Animali”. Un intero album, tutto in LA minore. Dio ci ha abbandonati, ed ha avuto ragione a farlo.

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