Una delle cose che più mi infastidisce del dibattito interno alla cosiddetta sinistra è la loro completa ignoranza del marxismo. Non perché Il Capitale sia un libro in cui credere fideisticamente, ma perché contiene, in uno zibaldone che ha la pretesa di essere materialismo dialettico e purtuttavia logicamente inattaccabile (cosa che, per fortuna, non è), tutta una serie di spunti straordinari e tuttora validi, ed una serie di spiegazioni sullo sviluppo dello strumentario economico che non sono mai cambiati. Ma non perché siano VERI (l’economia non esiste in natura, è la rappresentazione della nostra follia collettiva), ma perché, per un motivo o per l’altro, finora non sono cambiati. Così, da una parte, coloro che negano Marx e credono in un’economia resa divinità, che si autoregola, e facendolo salva l’umanità ed il pianeta (mentre sappiamo tutti che distrugge entrambi), falliscono perché non accettano le regole semplici ed evidenti illustrate da Karl Popper: Se tutti i cigni finora esistiti fossero bianchi, ciò non vorrebbe dire che non possano esisterne rosa o blu. Ma finché tutti i cigni visti sono bianchi, si può argomentare che un animale a forma di cigno, che si comporta come tale, ed è per giunta bianco, potrebbe essere davvero un cigno. Dall’altra, però, dopo anni di martellamento psichico da parte del PCI e delle sue successive edulcorazioni, invece di trovare una sintesi che, partendo dalle cose innegabilmente giuste dell’analisi marxista, le correggesse pragmaticamente, si è fatto l’opposto, ed oggi puoi ascoltare chiunque, nella cosiddetta sinistra, parlarti di “merito” come criterio selettivo. Senza tener conto dell’ovvietà: il darwinismo economico è più forte di qualunque affermazione sensata. Le persone non vengono retribuite e difese nei loro diritti in base a criteri di giustizia e di merito, ma esclusivamente in base al loro potere contrattuale. Se negli anni del Secondo Dopoguerra i salari sono cresciuti e le tutele si sono estese, questo è perché, nei processi di produzione, il proletariato aveva la forza di bloccare tutto. Dopo la fine del capitalismo industriale, nel 1974, la cosa è andata avanti perché il proletariato stava diventando classe media, e la produzione non aveva più bisogno di operai, ma di consumatori – come oggi. I consumatori sono male organizzabili ed hanno un potere contrattuale bassissimo, se non si organizzano solidalmente. Popper avrebbe ragione a dire che questo un giorno potrebbe accadere, ma finora, da quando sono nato, è successo una volta sola, con il M5S di Beppe Grillo. I consumatori si sono uniti, ma non hanno contezza di sé e del contesto in cui vivono, quindi si lasciano irreggimentare da chi la spara più grossa, come accadde con il nazionalsocialismo negli Anni 30. Le poche cose che si sanno di un possibile governo a Cinque Stelle, è che licenzieranno a manetta dalla pubblica amministrazione, cercheranno di cancellare la dignità del lavoro con ciò che loro chiamano il reddito di cittadinanza, peggioreranno la Legge Fornero (la loro proposta è più severa di quella oggi in vigore). Ma costoro non hanno nessuna idea di cosa stiano facendo, agiscono a pene di segugio, dando in mano il Paese a gente che non solo non ha mai lavorato, ma nemmeno ha mai studiato, e, come nel caso di Paola Taverna, nemmeno parla italiano e difetta delle regole più elementari del vivere civile. Eppure la somma non cambia: Le persone non vengono retribuite e difese nei loro diritti in base a criteri di giustizia e di merito, ma esclusivamente in base al loro potere contrattuale. Oggi, nel mondo globalizzato, il potere contrattuale del singolo individuo si misura nella sua capacità di spendere. Siccome viene pagato sempre peggio (la produzione non necessità più di quasi nessuno) perde sempre più in valore e peso. Lo si vede persino in fenomeni nazionalpopolari come la TV: una volta si vincevano i soldi a Rischiatutto, mostrando una capacità mnemonica ed una preparazione eclettica mostruosi. Oggi si vincono i soldi facendo figure da imbecilli in trasmissioni in cui vince chi si umilia di più, chi è più stupido, più ripugnante, più fortunato in un tiro dei dadi. Nessuno sembra più avere potere contrattuale, e quando capita che un gruppo cospicuo di cittadini riesce a costruire un’entità che lo avrebbe, quest’entità è eterodiretta, inefficiente, corrotta ed autodistruttiva. Non esiste una società in cui il merito sia il vero discrimine, quelle sono le favole con draghi e principesse. Esiste un incubo in cui il pianeta collassa, le persone sono superflue e dannose e, come topi in gabbia, si scannano per essere gli ultimi a morire, accettando l’estinzione come un esito ineluttabile.

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