Cinquanta anni fa, in questa seconda metà di marzo, usciva a Berlino Est “Unterm Arm die Gitarre” (La chitarra sotto il braccio), il secondo disco degli OktoberKlub – un esempio unico di folk politico nella storia, ed il perno di un movimento musicale e culturale che ancora oggi, a trent’anni dalla fine della DDR, continua ad esistere ed essere produttivo. La band era stata messa insieme direttamente dal Ministero per la Cultura della DDR, ed era quindi uno strumento prettamente politico, che aveva i seguenti obiettivi: 1) Dare ai giovani tedeschi dell’est una musica che assomigliasse alla musica folk anglosassone (Peter Paul & Mary, Joan Baez, Bob Dylan, ma anche Woody Guthrie e Phil Ochs), ma avesse testi e contesti tedeschi; 2) Essere una forte opzione culturale di aperto contrasto con la musica Beat ed il Rock’n’Roll, che il regime rifiutava categoricamente (tutti, nella DDR, conoscono a memoria la buffa conferenza del Presidente Walter Ulbricht, che scimmiottando Presley con i fianchi, diceva “dobbiamo farla finita con queste cretinate dello ye-ye-ye ed altre sciocchezze senza senso che avvelenano la mente dei nostri ragazzi”); 3) Formare giovani cantautori e cantautrici, che potessero poi ottenere una licenza e quindi il permesso di costituire proprie band, avere contratti discografici e girare per il Paese, come le grandi band occidentali. Da Oktoberklub, infatti, usciranno le grandi icone del DDR rock, come Kurt Demmler, che creerà prima i Renft e poi Karussell, due band a metà strada tra PFM e Canzoniere del Lazio, o come Tamara Danz, una cantante struggente, immensa, inimitabile, morta di cancro nell’anno della Riunificazione, e che era l’anima dei Silly, qualcosa a metà strada tra i Matia Bazar originali e Fabrizio De André. Nel disco che celebro oggi, Oktoberklub pubblicò la canzone simbolo del folk politico della DDR, “Sag mir wo Du stehst”, dimmi da che parte stai. A leggerne il testo oggi viene da sorridere, ma chi, come me, ha fatto parte di quella cultura, si emoziona, si commuove, ed ogni volta che l’ascolto sento che il mio pugno sinistro si stringe, si alza al cielo, e grida lo strazio dei dinosauri come me, che ci avevano creduto.

Dimmi da che parte stai, e quali strade percorri
Avanti o indietro, ti devi decidere
Un passo dopo l’altro muoviamo verso il futuro
Non puoi godere dei privilegi di una parte e dell’altra
E se ti muovi in cerchio, rimarrai indietro
 
Dimmi da che parte stai, e quali strade percorri
Quando parli, forse, ti sei immaginato
Di non aver ancora deciso in quale direzione andrai
Col tuo silenzio cancelli la tua vera grandezza
E ti dico: alla tua vita manca un vero senso
 
Dimmi da che parte stai, e quali strade percorri
Abbiamo il diritto di capire chi sei veramente
Maschere che annuiscono non ci servono a nulla
Voglio poterti chiamare con il tuo vero nome
Per questo mostrami la tua vera faccia
Dimmi da che parte stai, e quali strade percorri

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