Kerstin ed io eravamo stati ad Halle per ascoltare dEUS (che bravi che erano…) e gli ultimi arrivati tra i supereroi di Stickman Records, gli Slut, che arrivano da Weilheim, lo stesso paesotto di montagna dell’Alta Baviera da cui arrivano Notwist e Lali Puna, chissà perché, Bravi, tranne il loro inglese con accento bavarese. Tornando a dEUS, Danny Mommens ci disse che Tom Barman, il frontman, era un megalomane odioso e puzzolente e che la band difficilmente sarebbe durata se non ci fosse stato un contratto con il Ministero della Cultura federale, che versava loro una borsa di studio per non so più quanti anni. Ebbene, eravamo nel novembre del 1999: Danny ora fa il maestro elementare ad Anversa, dEUS esiste ancora, Tom Barman è sempre in ottima forma – poi, se sia odioso o no, non saprei dire. Mentre parlavamo con Danny (basso), venne a sedersi con noi Stefan Misseghers, il nuovo batterista. I due, che bevevano ettolitri di birra al rivoltante profumo di ciliegia, non facevano che ripetere: la migliore rockband del Belgio non siamo noi, sono l’ex band di Stefan, i Soulwax di Gand. Una band che non conosceva nessuno, composta dai fratelli David e Stephen Dewaele. Un’altra band litigiosa, perché i due fratelli si litigavano la corista (con l’immaginifico nome di Inge Flipts), che poi andava con il tastierista. Pochi mesi dopo, Kerstin ed io ci trasferimmo a Zurigo, a lavorare alla Wochen Zeitung, ed i Soulwax vennero a suonare alla Reithalle di Berna. Nessuno sapeva chi fossero, e temo che metà dello scarso pubblico fosse costituito da gente che avevamo mobilitato noi. Peccato, perché erano straordinari, davvero tra le migliori band di quel periodo, al livello dei Dyonisos di Mathias Malzieu, che restano (per me) la migliore rockband francese di sempre. Alla fine ci andai a parlare, tanto l’atmosfera era piuttosto familiare, e noi alla Reithalle eravamo di casa (è il teatro in cui, per la prima volta, ho recitato “Qualcuno era comunista” tradotta in tedesco), e trovai due ragazzini che si insultavano in fiammingo e stavano per venire alle mani, mentre la signorina Flipfs faceva boccacce ed accarezzava distrattamente un Orso Yoghi che prima, sul palco, picchiava appunto sui tasti. Inge disse che non litigavano per lei, ma perché avevano fuori un disco così bello e non se li filava nessuno, ed ora Stpehan voleva fare un disco di musica elettronica di merda per guadagnare di più e diventare DJ – che è ciò che poi hanno fatto, trasformando Soulwax in un incubo che sfuggo, perché il fatto che musicisti così bravi producano un tale orrore non passerà inosservato il giorno del Giudizio Universale. Il titolo di punta che avevano era “Comunication Intercom”, ma io e Kerstin abbiamo adorato un lento, “When logics die”. Eccolo. E non ascoltate ciò che sono divenuti dopo “Much against everyone’s advice”, per chi ha cuori ed orecchie, i Soulwax hanno smesso allora di esistere.

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