Secondo “Il Fatto Quotidiano”, il Governo Gentiloni, in linea con quanto pensato dal Governo Monti, dal Governo Letta e dal Governo Renzi, si preparerebbe a smembrare il gruppo Leonardo (ex Finmeccanica) e svenderlo, pezzo per pezzo, alla concorrenza americana, francese e tedesca. Per questo motivo sarebbe stato messo a capo della holding Alessandro Profumo (Unicredit, Sberbank, Monte dei Paschi, ENI), uno dei banditi più famosi dell’ultimo quarto di secolo, che prende il posto di Mauro Moretti (condannato per i suoi trascorsi alla testa di FFSS e Trenitalia). Per chi non si intende di queste cose, è come se Luciano Moggi venisse nominato a capo della Federcalcio. Il PIL italiano viaggia intorno ai 1600 miliardi l’anno – di questi, ufficialmente 13 vengono da Leonardo, ma sono dati che riguardano solo il bilancio consolidato. In realtà Leonardo vale, ogni anno, circa 24 miliardi – ovvero l’1,5% di tutto ciò che viene “creato”, economicamente, dall’Italia intera. Se aggiungiamo l’indotto (ho solo i dati del 2012 de Il Sole 24 Ore) saliamo al 3,8% dell’economia del nostro Paese, Leonardo, solo in Italia, dà lavoro a 47mila persone direttamente, più 28mila indirettamente. Lo 0,33% degli occupati in Italia lavora per Leonardo. Il che significa che questa azienda crea plusvalore (ricchezza) e paga tasse e pensioni anche per cittadini che, con Leonardo, non hanno nulla a che fare. Lo Stato italiano possiede circa il 30% delle azioni, ma bastano per garantire la guida dell’azienda, dato che i maggiori azionisti, dopo lo Stato, sono la Norges Bank e la Libyan Investment Authoruty (il fondo d’investimento creato da Gheddafi ed ora “congelato” dalle autorità internazionali), che hanno circa il 2% ciascuno. Leonardo è una delle aziende leader mondiali dell’aeronautica, dell’elicotteristica, dell’industria bellica, dell’industria aerospaziale. Aveva i treni ed i sistemi di controllo del traffico, ma li ha venduti in Asia poco più di un anno fa. E già allora si era trattato di una follia. Il valore dei suoi brevetti e delle sue tecnologie è incalcolabile, perché si tratta quasi esclusivamente di segreti militari. Le sue azioni, che nel gennaio 2014 valevano poco più di 5 Euro, ora sono schizzate fino a 13 Euro, proprio perché gli investitori istituzionali (banche, fondi, assicurazioni, etc.) sanno che si sta per vendere. Qualunque sia la cifra per cui quel 30% potrebbe essere venduto, sarà un disastro colossale, un affarone per chi compra ed un “colpo della misericordia” per l’industria italiana, che dopo l’acciaio, l’auto e gran parte del fashion, ora perderebbe l’unica azienda, insieme ad ENI, che regga in piedi l’intero sistema. Saremmo molto ma molto più vicini alla Grecia. Per giunta, le aziende italiane che vantano crediti nei confronti di Leonardo (circa 106 milioni di Euro), rischiano di dover chiudere accettandone un quarto. Per lavoro me ne occupo un po’: nei memorandum delle trattative ci sono accordi in tal senso appoggiati sia dallo Stato che dai sindacati. Questo vuol dire che la vendita di Leonardo potrebbe significare il fallimento di circa 65 aziende collegate entro 18 mesi. Una strage. Come giustificheranno questo orrore? Dicendo che quei soldi serviranno per diminuire il debito pubblico. Si tratta di una bugia gravissima. Con quei soldi si migliorerà il risultato di bilancio annuale, ma verrebbero poste le basi per una perdita progressiva eterna di valore della nostra economia, di posti di lavoro, di entrate fiscali, di entrate economiche. Vendere Leonardo equivale, per una famiglia il cui reddito si basa sul lavoretto della figlia in un call-center, la pensione di invalidità del padre ed un posto fisso della madre nella pubblica amministrazione, a far licenziare la mamma ed a dichiarare papà guarito, prendendo un premio una tantum di 80 Euro (così fanno, no?) e poi far campare la famiglia con lo stipendio del call-center. Quando la politica arriva a prendere una decisione simile non siamo più in presenza di imbecillità e mendacia, ma si tratta di strage preordinata, di un crimine premeditato e che ha come vittima me stesso, e chiunque di voi. Tutti. E soprattutto i nostri figli ed i nostri nipoti.

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