Ci hanno lasciato Tomas Milian e Cino Tortorella. Sono due persone che hanno accompagnato la nostra infanzia e la nostra adolescenza. Il primo venne chiamato a sdoganare una certa volgarità della borgata romana, aprendo la strada ad un modo di porre su un piedistallo qualcosa che, da romano, mi piace poco, e porta dritto dritto ai Cesaroni ed alla demenza aggressiva intesa come valore positivo. Cino Tortorella, invece, era il Mago Zurlì dello Zecchino d’Oro, che per tantissimi anni ha accompagnato i bambini fino al temuto microfono, consolandoli e facendo loro coraggio, esibendo un atteggiamento paternalistico spesso fastidioso, molto ecclesiale – e del resto lo Zecchino d’Oro è un’invenzione ed una creatura della Chiesa Cattolica e dell’Ordine dei Frati Minori, un ordine che si ispira al francescanesimo – ma straordinariamente efficiente, tant’è che ha moderato lo Zecchino d’Oro per 50 anni di seguito. Ma Cino Tortorella era anche molto altro. L’ho scoperto dopo: una trasmissione straordinaria, che si chiamava “Nuovi incontri”, la faceva lui, da autore, regista e moderatore. Solo che, non essendo vestito da pupazzo, la sua parte non me la ricordavo. Ricordo che in quella trasmissione parlavano Buzzati, Bacchelli, Montale, Ungaretti, Moravia – affascinanti, hanno cambiato il mio modo di leggere disordinato, da ragazzino, per la qual cosa li ringrazio dal profondo del cuore. Poi, Tortorella ha scritto e diretto tantissime produzioni, ad esempio sospingendo gli inizi di Beppe Grillo. Nonostante abbia stabilito il record mondiale per aver presentato per 50 anni la stessa trasmissione TV, l’uomo dietro Mago Zurlì è morto quasi un decennio dopo aver litigato in modo insanabile con i Frati Minori dell’Antoniano. Lo hanno cacciato via. Non ne conosco i motivi, e nemmeno mi interessa capire se avesse ragione lui o i preti. Ma mi accorgo che quest’uomo, che a volte, da bimbo, mi era sembrato saccente ed un po’ maschilista, era invece un intellettuale serio e che non accettava compromessi. Un uomo con una percezione larghissima ed appassionata della cultura italiana, che è riuscito ad avere un impatto enorme su ciò che noi abbiamo visto in TV in un periodo decisivo della storia del nostro Paese. Lo ha fatto con intelligenza, senza eccedere nel gusto di stare sotto la luce dei riflettori. Anche se è tardi, lo ringrazio. Ma gli confesso che amavo di più un personaggio di Peppino Mazzullo (che vive, e si avvicina in modo silenzioso ai 100 anni). Non Topo Gigio, creato da Peppino, che ancora gli dà la voce, io amavo Richetto, il precursore del Lorenzo di Corrado Guzzanti, l’alternativa laica e di sinistra a Gian Burrasca ed al libro “Cuore”. Perché sia il Topo, che Richetto, gridavano al potere costituito, impersonato da Cino, vestito da Mago, ridicolo e paternalista, uno slogan semplice e preciso: “pignolo!” Ora grideremmo altro, ma da qualche parte abbiamo pur dovuto cominciare…

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