L’Europa, a duecento anni esatti dalla fine del Congresso di Vienna, è un laboratorio pieno di febbrili attività. In Germania si prova a vedere fino a che punto possa arrivare la tolleranza e l’integrazione della violenza neonazista nel tessuto connettivo della società, per poterla usare come risposta alternativa alla riduzione degli spazi di welfare – e finora funziona. In Grecia si vede fino a che punto un popolo possa essere schiacciato senza ribellarsi, ma anzi sentendosi colpevole – e finora funziona. In Portogallo si rovescia l’equazione: gli africani comprano e mantengono in vita intere città, i nativi emigrano – e finora funziona. In Scandinavia si tenta di sostituire alla falsa socialdemocrazia, che ha da tempo esaurito la propria forza ipocrita, con partiti di destra estrema di stampo medievale – e finora funziona. Da circa due settimane in Belgio ed in Francia si vede come possa funzionare lo spaventare la popolazione al punto da farle chiedere riduzioni drastiche delle libertà individuali – e qui dovremo attendere ancora per capire fino a che punto funzioni, le ferite sono troppo fresche. In Italia si sperimenta la possibilità di cancellare le elezioni e, una ad una, tutte le istanze di controllo democratico, che comunque da tempo non funzionavano. L’unica risposta offerta alla riduzione di ricchezza, sicurezza, speranza di emancipazione, libertà, cultura, integrazione, è il nazionalismo. Una cosa che era praticamente morta, che l’Unione Europea avrebbe dovuto seppellire, e che invece riciccia, come negli anni 30, allo scopo di preparare (con il consenso popolare) un enorme bagno di sangue – ovvero la drastica riduzione della popolazione. La paura e la pigrizia muovono il genere umano. Dobbiamo aspettare, per essere sicuri di capire, ma l’impressione è che la gente sia disposta a chiudere con l’esperimento della democrazia, che accetti di essere esclusa dall’accesso alla consapevolezza (niente cultura, niente informazione, niente istruzione), pur di essere lasciata in pace ed avere una sensazione di sicurezza. Oggi nemmeno una legge sui microchips impiantati sul collo, che il ministro tedesco Wolfgang Schäuble chiede da anni, sembra più un’utopia. Siamo solo all’inizio, cerchiamo di restare attenti.

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