Il 4 dicembre del 1971, ad un posto di blocco ai confini del quartiere di Schönberg, Berlino Ovest, la Polizia ammazzò uno dei dirigenti del Movimento 2 Giugno – un’organizzazione di estremisti di sinistra che era finita nel gorgo del terrorismo. Il morto, Georg Von Rauch, era un intellettuale famoso, e non solo negli ambienti del radicalismo comunista. Nei giorni successivi, un gruppo di persone occupò l’immensa casa dell’Ospedale di Bethania, dove una volta vivevano le infermiere e le suore che vi lavoravano, e che era rimasto chiuso ed abbandonato da prima della guerra, e chiamò la casa occupata Rauch-Haus, in onore di Georg Von Rauch (ma anche un gioco di parole: la Casa del Fumo). Si tratta dell’occupazione più lunga ed importante del mondo, per quanto mi sia dato sapere – perché dura ancora oggi. I nazisti l’avevano data alle fiamme nel 2011, e gli occupanti l’hanno ricostruita. Detta così, sembra una storia a lieto fine. Ma nel dicembre del 1971 la politica voleva buttare quella gente fuori dal Bethania, e mandò un migliaio di poliziotti a sparare gas, picchiare ed arrestare tutti. Fu un disastro, perché il Bethania è nel centro di West Berlin, ed a prendere le botte fu chiunque passasse per il centro, non importa se legato all’occupazione o no. Fu un’azione paragonabile a quella della Scuola Diaz di Genova, ed ottenne il risultato opposto a quello desiderato. la gente qualunque (come tradizione in Germania) considera gli occupanti che restaurano edifici abbandonati come figure positive, non negative, e considera il vivere in comune come un’alternativa possibile anche nel mondo borghese. Gli occupanti, difesi dal parlamentare (e più tardi ministro federale) Otto Schily fondarono un’associazione ed ottennero la casa, che gestiscono ancora oggi. Da quell’occupazione (sto semplificando) nacque anche una band, guidata dal cantautore Rio Reiser, chiamata Ton Steine Scherben (Argilla, Pietre, Schegge), e che (per quanto ne so) non ha un equivalente in nessuna cultura occidentale. Forse 99 Posse, all’inizio. Le sue canzoni sono inni all’amore, alla vita, alla libertà, alla rivoluzione pacifista. Il suo più grande album (come una canzone) si chiama “Nessun potere, per nessuno”. Già nel 1971 denunciava in “Allein machen sie dich ein” (Se sei solo ti fanno a pezzi) i ricchi che portavano i soldi alle Bahamas ed in Ticino. Nelle canzoni c’era un “io narrante”, chiamato Mensch Meier. Non Signor Meier, ma Uomo Meier. Un proletario vicino alla pensione, furioso e deluso, con la testa piena di proverbi, che nella vampa seguita al 1968 capisce che sia arrivato il momento di esserci, di battersi, ed il cui figlio è tra gli occupanti del Bethania, del Rauch-Haus. Uomo Meier intona un canto a difesa degli occupanti. Vi offro questa canzone, perché è quella che più restituisce la rabbia e la gioia di vivere di quelle settimane, in cui pareva, anche a Berlino, che il destino del mondo potesse essere cambiato in meglio. Ed accludo una traduzione, ovviamente. “La Marianneplatz era blu da quanti poliziotti c’erano, e Uomo Meier dovette piangere per il gas lacrimogeno, e chiese: C’è una festa? Uno rispose: Qualcosa di simile, hanno occupato il Bethania. Meier rispose: Era ora, era vuota da talmente tanto, ah sarebbe bello e non ci fosse più la Polizia, ma il capo della Pula urlò: Via da Marianneplatz, non abbiamo abbastanza spazio per prendervi tutti a manganellate!” Ma la gente della Casa occupata gridava: Non ci tirerete fuori, questa è casa nostra, cacciate via Schmidt, Press e Mosch da Kreuzberg, fuori da qui!” “Il Sindaco era nero di rabbia, la CDU furente, visto che sta gente si riprendeva ciò che comunque le apparteneva, ma per far vedere quanto sono generosi, dissero che avrebbero aspettato a cacciarli via. Poi, guarda caso, sul giornale della Springer (Der Spiegel) c’era scritto che il Bethania era stato trasformato in una fabbrica di bombe. La prova: dieci bottiglie di vino, vuote, e sappiamo tutti che vengono bevute solo per trasformale in Molotov!” “Lunedì scorso, Uomo Meier ha incontrato suo figlio nella metro, che gli ha detto che la Polizia avrebbe svuotato il Bethania e che quindi era costretto a tornare a casa dai genitori. Uomo Meier risponde: che figata, noi siamo uno in più nel nostro lussuoso appartamento di due stanze, ed il Bethania resta vuoto. Ma dimmi un po’, quelli che comandano hanno paglia o merda al posto del cervello? Abitano in ville principesche, noi in un buco, e ti dico che se attaccano la Rauch-Haus, stavolta vengo anch’io a spaccare la testa ad un paio di poliziotti”. Accusatemi pure di romanticismo, e sappiamo tutti che il movimento studentesco era ingenuo, sbagliò analisi ed obiettivi, ed ha contribuito a creare l’orrore in cui viviamo oggi. Non era il Paradiso, c’era tanta violenza, specie psicologica, al suo interno, e tanta faciloneria. Ma è meglio questa icona dell’allegria, della pace, e della solidarietà, o il gretto individualismo ed utilitarismo ed opportunismo che abbiamo adesso? Oggi mi identifico con Uomo Meier, e ci sono davvero momenti in cui, per la rabbia e la frustrazione, ho gli occhi pieni di lacrime. Ed allora ascolto Rio Reiser, che amo per aver scritto la più bella canzone mai scritta su mia figlia Valentina e me, “Übers Meer”, senza averci mai conosciuti. Ed ammiro i tedeschi, che sanno essere veri e coerenti, anche quando sbagliano, ed odiano il patetico. Se si sbaglia si paga, senza lamentarsi. Il contrario di quanto facciamo noi.

Lascia un commento