Per amare Roma bisogna andarsene. Bisogna impedirsi di avere a che fare ogni giorno con la volgarità, gli effetti della politica e del crimine organizzato, il traffico, lo smog, l’ansia per i soldi, l’immondizia ovunque, i ratti per strada, la violenza. Solo quando sei abbastanza lontano da abbastanza tempo, allora puoi avete un sincero moto del cuore. Ma i simboli cambiano. Quando ero piccolo, bastavano le note di Rugantino, o persino quelle di Lando Fiorini, o la voce di Aldo Fabrizi, Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Anna Magnani. Oggi no. Oggi, se voglio piangere sulla Roma che amo, e che mi manca, ascolto questa canzone. “Grande Raccordo Anulare”. E mi incazzo quando Venditti cerca di far star zitto Guzzanti, perché capisce quando sia immensamente più grande di lui, e gli parla, e gli canta sopra. Altrimenti penso al Grande Raccordo Anulare, ricordando distintamente il km 0, tanti anni fa, e lo sterrato, perché all’altezza della Via Aurelia i lavori sono stati fermi, per anni. Io sono nato a Roma, il mio cuore non lo scorda mai, nemmeno per un istante. Nonostante Pallotta, Raggi, e tutte le cose orribili che Roma ha generato.

Lascia un commento