I media pubblicano i risultati di un sondaggio. La gente diffida delle banche e della politica, crede di non aver futuro, è spaventata dagli immigrati, dalla disoccupazione, dalla microcriminalità. Nulla da dire, mi sembrano risultati credibili. Per cui i partiti (TUTTI) iniziano a gridare contro banche, politici, immigrati, padroni carogne che non assumono (persino il Papa…) e gentaccia per strada che picchia e ruba. Nessun partito offre una soluzione d’insieme delle cause che generano queste paure, che vengono date per acquisite ed immutabili: siamo oramai oltre la realtà, in piena era della superstizione. E qui mi adonto, specie perché il popolino scemo si bea di questo, pensando: avete visto che li abbiamo costretti ad ascoltarci? Un politico dice qualcosa, la stampa cosiddetta populista abbaia, la gente si incazza, la proposta viene ritirata, tutto con la prospettiva massima di 24 ore. E il popolino gode, perché ha impedito qualcosa. Nessuno ragiona più, tutti colitici (in senso gaberiano). Maledizione, ma è possibile che l’intelligenza e la prospettiva siano state bandite dal mondo? Che ci si accontenti del fatto che i nostri governanti reagiscano ai nostri rutti, invece di voler costruire una realtà diversa? Mi spiego. Le banche truffano i clienti. Vero. Perché? Perché sono ingabbiate in un modello di sviluppo profondamente sbagliato. Dopo la fine del capitalismo, 43 anni fa, sono state investite della responsabilità di creare bolle speculative che sostituissero la funzione del credito (semplifico). Dal momento che il plusvalore non veniva più generato dalla crescita industriale e commerciale (a causa della discontinuità del valore base su cui ci si era accordati a Bretton Woods, a causa della globalizzazione, a causa della sovrapproduzione, della distruzione di materie prime insostituibili, dell’inquinamento, dei cambiamenti climatici), si è finto un plusvalore creato con gli strumenti derivati (ovvero con la riscossione anticipata di un plusvalore presunto che poi non ci sarà, coprendolo con un vertiginoso aumento dei costi/valori) e la diminuzione dei costi (con la distruzione del welfare, la riduzione drastica degli impiegati, il dumping dei prezzi, la riduzione in miseria della borghesia e del proletariato, la trasmutazione dei cittadini in consumatori). Lo so, scrivo velocemente di cose complesse, e scrivo tanto. Riassumo: le banche non sono in grado di reggere il peso del sistema e fregano. Bisognerebbe impedirglielo, sono d’accordo. Ma se non si restituisce loro un quadro in cui possano crescere senza truffare, cosa diavolo vogliamo, veramente? Che falliscano tutte, come sarebbe equanime? Dopodiché abbiamo risolto il problema? Oppure dobbiamo continuare a far finta che le truffe siano il male minore, e quindi danneggiare sempre più l’efficienza del modello, aumentando comunque la povertà? Scatenare una terza guerra mondiale, così da essere poi costretti a ricostruire tutto da capo e senza pretese sindacali? La politica è corrotta. Che scoop, ragazzi. Bettino Craxi diceva che fosse già così quando lui aveva i calzoncini alla zuava. Io direi che Numa Pompilio aveva già il suo bel da fare con ninfe, lupi mannari e putti, e questo oltre 2500 anni fa. La politica migliora quando ha delle visioni e delle strategie. No, non parlo del job’s act o delle spagnolette di Superpippo. Parlo della Nota Aggiuntiva di Ugo La Malfa, parlo del Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, parlo di Piero Gobetti, del federalismo di Carlo Cattaneo, della visione globale di Enrico Mattei, della coscienza di classe di Antonio Gramsci (la cui teoria sull’egemonia è il paradigma vero con cui leggere l’Italia di oggi). Oggi restano il pizzulismo (il cui campione è Matteo Renzi con lo slogan sempiterno “tutto molto bello”) ed il grillismo storico (quello cantato da Alberto Sordi, “Io so io e voi nun siete un cazzo”). Niente che abbia a che vedere con qualsivoglia tentativo, anche modesto, di incidere sulla realtà. L’era di Bismarck è finita, gli Stati Nazionali hanno fallito, la finta contrapposizione interna al capitalismo tra ricchi e poveri, aristocrazia e proletariato, è divenuta una barzelletta superflua, e noi stiamo qui con la faccia ebete del fesso, e non ci vien in mente nulla di alternativo. Potrei continuare per ore. Oggi la linea politica è come se venisse dettata dalla Gazzetta dello Sport. Ognuno sceglie la sua formazione preferita col Fantacalcio. Gli allenatori si adeguano, e mettono in campo gli 11 che godono del favore mediatico e popolare. Si perde dieci a zero ogni domenica. Non si può sostituire il popolo che vota. Non si possono sostituire ad libitum i calciatori e gli allenatori. Si truccano le partite e si aspetta che, per miracolo, qualcosa cambi. Di tanto in tanto si lanciano crociate contro qualcuno: i calciatori negri, quelli ebrei, quelli mancini, quelli biondi, quelli che ascoltano Claudio Villa. Ma nessuno sa più come si gestisca nulla, la macchina non ha più nessuno al volante, e poi nasce qualcosa come il M5S che racconta che sia meglio così, o meglio un cinico come Donald Trump, Boris Johnson, Matteo Salvini o Charles Puigdemont. Intanto l’intero peso grava sulle spalle del Pagnoncelli di turno, che nemmeno se ne è accorto, e che (come tutti) pensa che non siano fatti suoi.

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